5 anni fa l’Italia si chiudeva in lockdown per contrastare la pandemia di Covid-19

Il Cts chiede al governo il lockdown totale
Corso Pradella a Mantova durante il lockdown

Il 9 marzo 2020 il primo lockdown in Italia. Era un lunedì, la pandemia si stava già diffondendo, la Lombardia con Codogno era la regione dove i contagi avevamo già preso piede molto più velocemente rispetto al resto d’Italia dove invece la percezione della gravità della situazione era ancora vaga. Nessuno se lo aspettava, la domenica è stata una domenica normale tra mimose e celebrazioni della festa della donna, dal giorno successivo tutto chiuso.

L’annuncio della chiusura totale del paese da parte del premier Giuseppe Conte durante una drammatica conferenza stampa nella serata del 9 marzo nella quale ha spiegato che con il decreto appena emanato l’Italia avrebbe adottato misure di emergenza per contrastare la diffusione del virus Covid-19 mettendo l’intero paese in lockdown.
Tutto chiuso: scuole, università, negozi, bar e ristoranti, musei, cinema, teatri, aziende vietati gli spostamenti non necessari e le persone sono state invitate a rimanere a casa. Le attività lavorative non essenziali sono state sospese e solo i servizi di pubblica necessità sono rimasti attivi. Le mascherine e il gel per disinfettarsi le mani erano introvabili.
Le immagini di città deserte e di ospedali al collasso hanno fatto il giro del mondo mentre sui social impazzava l’hashtag #iorestoacasa.
Parole come Dpcm, autocertificazione, sanificazione, droplet, assembramento sono entrate nell’uso comune delle persone.

Nessuno ancora sapeva esattamente cosa sarebbe successo, regnava un clima di paura, per la salute, per l’economia, per la sopravvivenza delle attività. Famiglie che non abitavano insieme sono state separate, a lungo tempo, anche il più banale malanno faceva preoccupare per la paura di non essere curati o peggio perchè fosse presagio di qualcosa di più grave.
Le  città diventavano spettrali, deserte come mai prima d’ora. Immagini che ora a distanza di 5 anni si fa quasi fatica a riconoscere.

Le scuole sono rimaste chiuse per mesi e gli studenti hanno dovuto seguire la didattica a distanza, le aziende hanno utilizzato per lungo tempo lo smart working, pratica che ancora oggi non è stata abbandonata del tutto.

La pandemia di Covid 19 è terminata ufficialmente il 5 maggio 2023 a seguito della dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità. I primi due casi italiani della pandemia sono stati confermati il 30 gennaio 2020, quando due turisti provenienti dalla Cina sono risultati positivi al virus SARS-CoV-2 a Roma. Un focolaio di infezioni di COVID-19 è stato successivamente rilevato il 21 febbraio 2020 a partire da 16 casi confermati a Codogno (LO), in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo, con i primi decessi segnalati il 22 febbraio a Casalpusterlengo (LO) e a Vo’ (PD).

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