A Viadana un quinto focolaio in un altro salumificio. 69 i positivi nelle cinque aziende. E aleggiano timori per una possibile zona rossa

A Viadana un quinto focolaio in un altro salumificio. I positivi nelle cinque aziende sono 69. E aleggiano timori per una possibile zona rossa

VIADANA – Non c’è pace per Viadana, innanzitutto per le sue aziende. Oggi è stato accertato un altro focolaio, il quinto nel giro di pochi giorni. Ancora una volta un impianto di lavorazione carne, il salumificio Montagnini in zona Gerbolina.
Sono risultati positivi dopo il tampone 6 lavoratori su 26, una percentuale appena più bassa dei contagiati al salumificio Rosa dove sono stati 6 su 25.
Anche al salumificio Montagnini, che l’Ats ha già provveduto a chiudere, tutto parte da un lavoratore che ha la febbre. Viene sottoposto al tampone e si scopre la sua positività e così poi accade per gli altri cinque suoi colleghi, tutti dipendenti di una cooperativa che lavora per il salumificio.
Un copione praticamente analogo a quanto accaduto nelle altre quattro realtà dove si sono sviluppati i focolai, ai salumifici Gardani, Rosa e al macello Ghinzelli di Viadana oltre che al macello Martelli della vicina Dosolo.
I lavoratori risultati contagiati ad oggi sono 69, un numero piuttosto alto al punto che tra le autorità sanitarie inizia ad esserci qualche timore sulla possibile istituzione di una zona rossa a Viadana.
Del resto oggi il viceministro Paolo Sileri ha confermato che la strategia per contenere i focolai che stanno registrandosi in molte parti del Paese potrebbe essere quella di imporre lockdown su piccole aree: “Una Rsa, un paese, dobbiamo abituarci a questo ma l’evidenza clinica è rassicurante. Ci saranno sempre nuovi focolai, l’importante e scoprirli e contenerli”. Sileri ha anche ricordato che “è anche responsabilità di ognuno di noi – ha aggiunto – avvisare il medico e procedere al tampone se abbiamo sintomi o disturbi che possono essere ricollegati al virus”.
Il caso di Viadana per la verità è un po’ diverso perchè i contagiati risiedono si nella città rivierasca ma anche in altre zone, a volte anche fuori regione. Il problema però è che tutte le aziende dove si sono registrati i focolai sono nel viadanese, tutti in impianti per la lavorazione delle carne che nell’area sono numerosi. Come fare dunque per evitare che il contagio avanzi e si sviluppino nuovi focolai?
E’ questa proprio una delle domande su cui le autorità sanitarie stanno riflettendo.
Altro problema è quello delle caratteristiche dei contagiati: in maggioranza sono lavoratori extracomunitari, tanti indiani e ghanesi, che spesso vivono in abitazioni sovraffollate, in condizioni igieniche non sempre ottimali. Addirittura non è inusuale che dormano anche in molti nella stessa stanza.
All’Ats sono infatti sempre più convinti che il contagio non si sia sviluppato all’interno degli ambienti di lavoro ma fuori e che poi sia stato portato all’interno delle aziende.

 

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