Aemilia, parte il processo in Cassazione per 87 imputati, 4 mantovani

Inizia oggi presso la seconda sezione penale della Cassazione il terzo grado di giudizio del processo Aemilia: erano state 92 le condanne in secondo grado, con 28 assoluzioni. Ora, nel terzo atto del processo contro la cosca di ‘ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro, ricorreranno in 87, avverso le pene inflitte in appello del 2020. Tra loro nomi di spicco come Michele Bolognino (condannato a 21 anni e 3 mesi), Gaetano Blasco (22 anni e 11 mesi) e Giuseppe Iaquinta (padre dell’ex calciatore della Nazionale Vincenzo): quest’ultimo si era visto ridurre la pena da 19 a 13 anni. Per quanto riguarda i mantovani, degli otto finiti alla sbarra (tra loro alcuni sono stati già condannati anche nel processo “Pesci”, legato a quest’altro procedimento), solo quattro hanno presentato istanza di revisione rispetto alla sentenza d’appello pronunciata a Bologna. Sono Antonio Rocca, 52 anni, manovale di Borgo Virgilio, condannato a 4 anni e 6 mesi per una compravendita di piastrelle nella quale era coinvolto anche Giuseppe Loprete (muratore 66enne di Pietole), che a sua volta si era visto comminare una pena di 4 anni. Tra i ricorrenti anche Pasquale Riillo, 56enne di Viadana, al quale era stata riconosciuta l’aggravante di associazione mafiosa (14 anni di reclusione) e il 49enne di Suzzara Salvatore Colacino, ora residente nel cremonese e condannato a 4 anni e mezzo per detenzione illegale di armi. Tra coloro che non hanno presentato ricorso, invece, il pentito Salvatore Muto, diventato collaboratore di giustizia dopo la condanna a 19 anni nel processo Pesci e Stefano Laera, 30enne orbitante nel viadanese (gli era stata confermata la pena di 6 mesi per spaccio di stupefacenti). Oltre alla seduta odierna ce ne sarà una anche domani, in cui verranno formalizzate in requisitoria le richieste della Procura Generale.

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