MANTOVA – Il 2023 si apre con dati record, con un +30mila per quanto riguarda le donne occupate in Italia. A livello territoriale, nella provincia di Mantova, l’incidenza delle imprese femminili sul totale dell’artigianato è del 18,6%.
“È tempo di sostenere il talento delle donne con una visione complessiva di rilancio economico e sociale. Il futuro dipende da politiche strutturali, sistemiche e coordinate per sostenere la propensione imprenditoriale e favorire l’occupazione, garantendo a tutte servizi indispensabili per conciliare il lavoro con la cura di sé e della famiglia. Per questo, Confartigianato continuerà a battersi per definire un contesto normativo e culturale che consenta, alle imprese femminili a valore artigiano, di esprimere al meglio le potenzialità, di creare occupazione, generare innovazione e contribuire alla crescita economica e sociale” – dice il Segretario di Confartigianato Imprese Mantova, Francesca Chizzolini.
Le lavoratrici indipendenti sono 270 mila in Lombardia, pari al 14% del totale occupate, al 32% dei lavoratori indipendenti e al 6% degli occupati. Rispetto al 2019, anno pre crisi Covid-19, ne contiamo 29 mila in meno (-9,8%), mentre rispetto all’anno precedente (2021) mille in più (+0,3%). A Mantova, invece, rispetto al 2021, è stata registrata una marcata riduzione del 3,7%.
Nel 2022, sono 7.858 le imprese mantovane a guida femminile, di queste il 21,1%, pari a 1904 unità, sono artigiane. Nello specifico, le imprese artigiane gestite da giovani donne con meno di 35 anni sono 265 pari al 13,9% dell’artigianato femminile, mentre quelle gestite da donne di origine straniera sono 353, pari al 18,5% dell’artigianato femminile.
Dall’analisi dei dati Istat riferiti ad alcuni indicatori del BES, aggiornati al 2021, si osservano disparità di genere per lo più a favore delle donne sul fronte dell’istruzioni-formazione (persone con almeno un diploma, laureati, passaggio all’università, partecipazione alla formazione continua), ma a sfavore delle donne sul fronte lavoro (mancata partecipazione, stabilità contrattuale, bassa paga, occupati sovra istruiti, soddisfazione per il lavoro svolto).
Per quel che riguarda l’ambito formazione-istruzione, le donne, che su 7 indicatori ne hanno 5 in cui presentano risultati migliori deli uomini, sono ‘deboli’ e presentano quote inferiori a quelle maschili relativamente alle competenze digitali e alla formazione STEM. Evidenza quest’ultima da non sottovalutare e su cui è necessario volgere l’attenzione con lo scopo di migliorare i risultati oltre a recuperare il gap, partendo da un adeguato orientamento delle giovani leve, poiché è proprio su digitale e tecnologie che si giocano le più accattivanti sfide del prossimo futuro.
Il 2023 si apre con dati record, con un +30mila per quanto riguarda le donne occupate in Italia. A livello territoriale, nella provincia di Mantova, l’incidenza delle imprese femminili sul totale dell’artigianato è del 18,6%.
“È tempo di sostenere il talento delle donne con una visione complessiva di rilancio economico e sociale. Il futuro dipende da politiche strutturali, sistemiche e coordinate per sostenere la propensione imprenditoriale e favorire l’occupazione, garantendo a tutte servizi indispensabili per conciliare il lavoro con la cura di sé e della famiglia. Per questo, Confartigianato continuerà a battersi per definire un contesto normativo e culturale che consenta, alle imprese femminili a valore artigiano, di esprimere al meglio le potenzialità, di creare occupazione, generare innovazione e contribuire alla crescita economica e sociale” – dice il Segretario di Confartigianato Imprese Mantova, Francesca Chizzolini.
Le lavoratrici indipendenti sono 270 mila in Lombardia, pari al 14% del totale occupate, al 32% dei lavoratori indipendenti e al 6% degli occupati. Rispetto al 2019, anno pre crisi Covid-19, ne contiamo 29 mila in meno (-9,8%), mentre rispetto all’anno precedente (2021) mille in più (+0,3%). A Mantova, invece, rispetto al 2021, è stata registrata una marcata riduzione del 3,7%.
Nel 2022, sono 7.858 le imprese mantovane a guida femminile, di queste il 21,1%, pari a 1904 unità, sono artigiane. Nello specifico, le imprese artigiane gestite da giovani donne con meno di 35 anni sono 265 pari al 13,9% dell’artigianato femminile, mentre quelle gestite da donne di origine straniera sono 353, pari al 18,5% dell’artigianato femminile.
Dall’analisi dei dati Istat riferiti ad alcuni indicatori del BES, aggiornati al 2021, si osservano disparità di genere per lo più a favore delle donne sul fronte dell’istruzioni-formazione (persone con almeno un diploma, laureati, passaggio all’università, partecipazione alla formazione continua), ma a sfavore delle donne sul fronte lavoro (mancata partecipazione, stabilità contrattuale, bassa paga, occupati sovra istruiti, soddisfazione per il lavoro svolto).
Per quel che riguarda l’ambito formazione-istruzione, le donne, che su 7 indicatori ne hanno 5 in cui presentano risultati migliori deli uomini, sono ‘deboli’ e presentano quote inferiori a quelle maschili relativamente alle competenze digitali e alla formazione STEM. Evidenza quest’ultima da non sottovalutare e su cui è necessario volgere l’attenzione con lo scopo di migliorare i risultati oltre a recuperare il gap, partendo da un adeguato orientamento delle giovani leve, poiché è proprio su digitale e tecnologie che si giocano le più accattivanti sfide del prossimo futuro.