“La cura con il plasma iperimmune sarà la risposta per i malati Covid almeno fino a quando questo non sarà sintetizzato con un processo industriale, si realizzi il vaccino o si ottenga una strategia farmacologica ad hoc. Ad oggi in caso di recrudescenza della malattia sarà importante avere già a disposizione sufficienti scorte di plasma iperimmune per il trattamento dei pazienti. Ovviamente si tratta di una risposta di emergenza e la ricerca continua”.
A parlare è il presidente nazionale Avis Gianpietro Briola in una intervista rilasciata a Panorama in cui torna a ribadire la sicurezza del plasma in Italia e, a tal proposito, non nasconde di essere parecchio arrabbiato con i virologi che hanno passato gli ultimi mesi a comparire in tv generando confusione tra la gente al punto che dichiara: “se i virologi fossero rimasti in laboratorio era meglio, sono colleghi e li rispetto, ma ritengo abbiano fatto un grave errore nell’accettare una tale sovraesposizione mediatica, quando sul virus non si conosceva nulla”.
Il pensiero di Briola va in particolare a Walter Ricciardi, membro dell’esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e consulente del Ministero della Salute quando ha parlato di “scarsa sicurezza del plasma e dei suoi derivati”.
“Parole inopportune e dannose – dichiara il presidente Avis – Non so cosa gli fosse saltato in mente e cosa lo spingesse a tanto, certo non una conoscenza del tema visto che fa l’igienista e non è neppure virologo”.
Briola, nel ribadire la sicurezza del plasma, spiega che con il Carlo Poma e il primario De Donno non c’è stata una polemica ma solo un chiarimento ormai assolutamente superato.
Briola ribadisce poi i principi cardine del Sistema sangue nazionale, e quindi di conseguenza quella della raccolta del plasma, secondo i quali la donazione è volontaria, periodica, responsabile, anonima e non remunerata.
