MANTOVA – Ventole, doccette, sistemi di raffrescamento, teli ombreggianti e, naturalmente, acqua a volontà negli allevamenti per contrastare l’ondata di calore che da alcuni giorni sta imperversando in Pianura Padana.
Gli allevatori di bovine da latte, rileva Coldiretti Mantova, sono attrezzati per favorire il benessere animale e ridurre l’impatto delle temperature torride che di giorno si abbattono anche nelle campagne mantovane e si ripercuotono – più nelle settimane di agosto e settembre, dopo cioè un periodo prolungato con la colonnina di mercurio sopra i 30 gradi – sulle produzioni di latte, con cali che possono arrivare anche intorno al 10-15%, ma che in questa fase si mantengono al di sotto del 5%.
Dallo scorso anno gli allevatori possono contare anche su uno specifico “indice dello stress da caldo”, che permette alle aziende di scegliere i riproduttori sulla base della resistenza al caldo delle figlie.
La genomica e l’indice di stress da caldo
“È un indice genomico che i produttori possono consultare liberamente fra una settantina di elementi che sono in grado di orientare le caratteristiche della mandria” – spiega Corrado Zilocchi, responsabile del Servizio valutazioni morfologiche e Mostre di Anafibj, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza Frisona italiana, Bruna e Jersey.
Animali più attrezzati a resistere agli stress causati dal caldo sono particolarmente ricercati in alcune aree della Sardegna o del Mediterraneo, in zone dove il progresso tecnologico e delle strutture sta avvenendo più lentamente rispetto a territori come Mantova, terza provincia in Italia per produzione di latte (fra gennaio e aprile le consegne di latte hanno toccato 392.607 tonnellate, +2% rispetto allo stesso periodo del 2023), alle spalle di Brescia (608.031 tonnellate, +3,51% tendenziale) e Cremona (549.198 tonnellate, +3,79 per cento).
Mantova terza in Italia per consegne di latte
In Lombardia, in particolare, prima regione per volumi di latte prodotti, pari al 47% dell’intera produzione nazionale, molte stalle sono dotate di soluzioni per favorire il benessere animale in caso di elevate temperature in estate, oltre ad adeguati spazi per le bovine in termini di superfici garantite alla stabulazione e al riposo. E gli allevatori puntano sugli indici genomici legati alla caseificazione, tenuto conto delle specificità dell’area nella produzione di Grana Padano (e Parmigiano Reggiano nel Mantovano situato nella riva destra del Po), ma anche – spiega Zilocchi – “sull’indice economico e salute e su quello legato a produttività, fertilità e tipo”.
La genetica sempre più accompagna gli allevatori a migliorare la fertilità degli animali, elemento chiave sul fronte della sostenibilità economica e ambientale (un animale più longevo produce più latte e riduce l’impatto delle emissioni per litro di latte prodotto).
La vacca con la longevità record. Nei giorni scorsi Kristian Minelli, produttore di San Benedetto Po, ha letteralmente festeggiato gli 11 anni della bovina “Krisma Laurie-Brawler EX 93”, che ha superato i 1.000 quintali di latte prodotto, a conferma che il benessere animale è realmente perseguito dagli allevatori, a dispetto delle fake news contro la zootecnia che spesso sono generate.