Caos autovelox: dal 12 giugno l’80% potrebbe spegnersi, a rischio multe per 40mln

La scadenza del 12 giugno si avvicina e la confusione sugli autovelox non accenna a diminuire. Entro quella data, tutti i dispositivi per il controllo della velocità dovranno essere regolari: dovranno cioè essere omologati, preceduti da segnaletica adeguata e sottoposti a taratura annuale certificata. In assenza del decreto necessario per l’omologazione, però, la maggior parte degli apparecchi in funzione potrebbe dover essere disattivata.

Alla base del caos la questione giuridica irrisolta tra “approvazione” e “omologazione”. Sebbene il Codice della Strada preveda che i dispositivi siano omologati, da oltre trent’anni vengono semplicemente approvati dal Ministero dei Trasporti, senza una vera certificazione tecnica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione dell’aprile 2024, ha dato un colpo decisivo al sistema, annullando multe elevate con apparecchi non omologati e dando così il via a una valanga di ricorsi da parte degli automobilisti.

Il ministro Matteo Salvini aveva tentato di correre ai ripari con un decreto che avrebbe sanato la situazione, dichiarando validi gli autovelox approvati dopo il 13 agosto 2017 e imponendo lo spegnimento di quelli più vecchi. Tuttavia, il testo è stato bloccato a Bruxelles per il rischio concreto che l’80% dei dispositivi in uso dovesse essere disattivato in attesa dell’omologazione. Il Ministero ha quindi chiesto all’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) un censimento completo dei dispositivi.

Ma anche qui si è verificata una battuta d’arresto. L’ANCI ha fornito solo dati percentuali: il 59,4% degli autovelox fissi risulta approvato prima del 2017, percentuale che sale al 67,2% per quelli mobili. Per il Ministero sono informazioni troppo vaghe: Salvini ha sollecitato una mappa dettagliata e dati numerici precisi. L’ANCI ha risposto promettendo ulteriori verifiche, ma ha difeso l’attendibilità delle cifre già raccolte.

Intanto, migliaia di automobilisti si preparano a contestare le sanzioni ricevute, e i sindaci iniziano a preoccuparsi per i potenziali danni economici. Secondo il Codacons, nel 2023 le 20 principali città italiane hanno incassato oltre 65 milioni di euro in multe per eccesso di velocità. Tuttavia, più del 60% di queste sanzioni potrebbe risultare nulla per l’assenza di omologazione. L’associazione stima che siano a rischio circa 40 milioni di euro. Anche Assoutenti ha lanciato l’allarme, temendo che molti Comuni decidano di spegnere i dispositivi per evitare una valanga di ricorsi, con conseguenze dirette sulla sicurezza stradale, proprio a ridosso dell’estate.

Il nodo centrale resta sempre lo stesso: quel decreto di omologazione che non è mai stato adottato, nemmeno dal 1992. Portarlo avanti adesso significherebbe disattivare la maggior parte degli autovelox esistenti. Ma lasciare tutto com’è significa rimanere nel caos, con migliaia di multe potenzialmente contestabili. Il tempo stringe: il 12 giugno è dietro l’angolo e senza certezze normative, i Comuni sono impossibilitati ad agire. Il rischio concreto è che molte strade italiane restino senza controlli di velocità per l’intera estate.