Caporalato e immigrazione clandestina: arrestati due moldavi, sfruttavano 50 connazionali. Nei guai due imprenditori

SERMIDE E FELONICA/POGGIO RUSCO – Maxi operazione dei Carabinieri contro il caporalato e lo sfruttamento della manodopera straniera. Nella mattinata di oggi, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Mantova, insieme al Nucleo Ispettorato del Lavoro e con il supporto delle Compagnie di Gonzaga, Cento e Castelmassa, oltre al 2° Nucleo Elicotteri di Orio al Serio, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due imprenditori di origine moldava, un uomo di 36 anni e una donna di 42, residenti a Sermide e Felonica. Secondo l’ipotesi accusatoria, sono ritenuti responsabili di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato e di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Contestualmente, due imprenditori italiani – un 39enne mantovano e un 56enne ferrarese – hanno ricevuto un invito a rendere interrogatorio “preventivo”, passo preliminare all’applicazione di una misura cautelare personale. I due sono indagati come utilizzatori finali della manodopera reclutata e sfruttata dai moldavi.

L’indagine, avviata nel luglio 2024 e coordinata dalla Procura di Mantova, ha rivelato un vasto sistema di reclutamento illecito di oltre 50 lavoratori moldavi, condotti in Italia in stato di bisogno e dotati di falsi documenti d’identità rumeni o bulgari, per risultare formalmente cittadini comunitari. Una volta giunti nel Paese, venivano impiegati in aziende agricole del mantovano con contratti fittizi e in condizioni di grave sfruttamento: orari fino a 16 ore giornaliere, assenza di riposi, salari miseri e nessuna tutela sulla sicurezza. I lavoratori, costretti a vivere in alloggi a pagamento forniti dai caporali, erano sottoposti a sorveglianza costante e minacce di licenziamento o rimpatrio.

Determinante per il successo dell’operazione il contributo di Europol, che ha collaborato per la verifica dei documenti falsificati. Le perquisizioni nelle province di Mantova (Poggio Rusco e Sermide e Felonica), Ferrara (Bondeno) e Rovigo (Castelmassa) hanno portato al sequestro di numerosi documenti, dispositivi informatici e 12.650 euro in contanti.

La vicenda si inserisce nel più ampio fenomeno delle cosiddette “cooperative senza terra”, realtà fittizie che mascherano il caporalato sotto forma di apparente legalità. Già nel 2013 erano stati segnalati casi simili nella Bassa mantovana, dove caporali stranieri gestivano centinaia di braccianti, trattenendo percentuali sui loro salari.

Da sempre la Prefettura di Mantova, guidata dal Prefetto Bolognesi, ha ribadito la massima attenzione delle istituzioni al contrasto del caporalato, sottolineando come i controlli nel settore agricolo proseguiranno anche nei prossimi mesi per tutelare i diritti dei lavoratori e la legalità del comparto.