Carbonara e panettone invenzioni recenti: Alberto Grandi e il Financial Times fanno infuriare Salvini e Coldiretti

MANTOVA – La carbonara è americana, panettone e tiramisù sono ‘invenzioni’ recenti. “Prima del ventesimo secolo, il panettone era una focaccia sottile e dura farcita con uvetta. Era mangiato solo dai poveri e non aveva legami con il Natale” e il “Parmigiano originale oggi si trova solamente nel Winsconsin negli Stati Uniti”.
Sono anni che il mantovano Alberto Grandi, docente e presidente del corso di laurea in Economia e management all’Università di Parma, sostiene queste tesi nei suoi libri. Ma il fatto di averle ribadite in questi giorni al presitgioso Financial Times ha mandato i difensori della cucina made in Italy su tutte le furie.

SALVINI CONTRO GRANDI 

Tra i primi a non aver gradito le affermazioni di Grandi c’è il leader della Lega nonchè ministro alle infrastrutture e trasporti Matteo Salvini che, ripostando sulla sua pagina Facebook un articolo de Il Giornale, anche questo criticissimo contro Grandi, dichiara: “Nutriscore, insetti e ora anche ‘esperti’ e giornali invidiosi dei nostri sapori e della nostra bellezza. Comprare, mangiare e bere italiano fa bene alla salute, al lavoro e all’ambiente!”.
La risposta di Grandi a Salvini non si fa attendere: “la storia si studia! Il rispetto per i nostri nonni, emigrati fino agli anni ’50 per non morire di fame, ci racconta di un’Italia povera in cui non esistevano le presunte tradizioni culinarie di cui oggi ci facciamo tanto vanto – dichiara l’economista mantovano – I nostri piatti sono sì buonissimi, ma la loro storia è, nella maggior parte dei casi, diversa da quella che viene raccontata. L’emigrazione in America ha influito molto sulla creazione delle nostre attuali eccellenze gastronomiche. La nostra cucina, come tutte le cucine del mondo, è frutto di incroci e contaminazioni. Si ascolti, se vuole, il podcast DOI – Denominazione di Origine Inventata, di cui sono autore assieme a Daniele Soffiati. Le farebbe sicuramente bene”.

GRANDI: ANCHE MOLTE DELLE RICETTE MANTOVANE SONO RECENTI. BASTA LEGGERE IL LIBRO DI BERSELLI ‘CUCINA MANTOVANA DI PRINCIPI E DI POPOLO’ DEL 1963 PER CAPIRE COME SONO ANDATE LE COSE

Interpellato da Mantovauno, Grandi evidenzia anche come “i mantovani dovrebbero conoscere bene come sono andate le cose visto che Mantova è stata tra le province con l’emigrazione più importante sia a cavallo tra il XIX e XX secolo, sia negli anni cinquanta del secolo scorso. Non a caso nel libro “Cucina mantovana di principi e di popolo” scritto nel 1963 da don Costante Berselli (con lo pseudonimo di Gino Brunetti ndr), che per primo descrisse le ricette della cucina virgiliana da quelle del cuoco dei Gonzaga Bartolomeo Stefani a quelle della tradizione popolare, non ci sono tutti quei piatti e quei dolci che oggi spacciamo per rigorosamente mantovani”dichiara il docente universitario.

PURE COLDIRETTI IN CAMPO A TUTELA DEL MADE IN ITALY: “E’ SOLO UN ATTACCO SURREALE DELLA CUCINA ITALIANA IN OCCASIONE DELLA SUA CANDIDATURA UNESCO”

Ma a prendersela con Grandi oggi è scesa in campo anche Coldiretti che definisce l’articolo del Financial Times un “attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità all’Unesco”. 
“Un articolo ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano che – continua l’associazione – potrebbe far sorridere se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico ed occupazionale. La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre infatti  terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine”.

La questione secondo Coldiretti è seria: l’agropirateria mondiale nei confronti dell’Italia ha raggiunto un fatturato di 120 miliardi e in testa alla classifica dei prodotti più taroccati, che secondo l’organizzazione agricola sono invece made in Italy al 100%, ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli ‘orrori a tavola’ non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco – spiega Coldiretti – che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata.