Carcere di Mantova, 147 detenuti per 91 posti. “Situazione lesiva dei diritti umani”

MANTOVA – E’ drammaticamente urgente agire nei confronti del grave problema del sovraffollamento carcerario che affligge tutti gli istituti di pena ed anche la Casa Circondariale di Mantova.
Questo l’appello che è stato lanciato oggi in Comune a Mantova dalla ‘Garante dei diritti delle persone private della libertà’ di Mantova Graziella Bonomi, allo scopo di restituire dignità alla vita dei detenuti. Presenti, per sostenere l’appello, l’assessore al welfare Andrea Caprini, il vescovo di Mantova Marco Busca, l’assessore alla Legalità Alessandra Riccadonna, il presidente della Camera Penale di Mantova Sebastiano Tosoni e il presidente della cooperativa sociale Hike Giancarlo Sodano.
“Numerosi appelli sono rimasti inascoltati – ha dichiarato Caprini – ma il tema tocca le coscienze di tutti, vogliamo rinnovare il nostro impegno e sostenere l’iniziativa di portare a Rome le istanze per affrontare il problema”. Infatti domenica 14 dicembre i Garanti Territoriali, le realtà del terzo settore, associazioni e operatori del mondo penitenziario, parteciperanno al ‘Giubileo dei detenuti’ a Roma per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle forze politiche lo stato di crisi del sistema penitenziario. A ottobre 2025 si registravano 63.493 persone detenute a fronte di 45.651 posti regolamentari disponibili, facendo registrare un tasso di affollamento medio superiore al 136%.
Anche a Mantova al 31 ottobre erano presenti 147 detenuti a fronte di 97 posti regolamentari. Bonomi ha illustrato le reali condizioni delle carceri: “La situazione all’interno delle strutture è profondamente lesiva della dignità umana e viola i principi costituzionali, non opera a favore del reinserimento sociale e del recupero dei detenuti, provocando gravi conseguenze ed anche suicidi: nel 2024 sono stati 91, mentre nel 2025 sono finora 74.
Il 30% dei detenuti ha inoltre problemi di dipendenza e il 14% patologie psichiatriche conclamate, questo aggrava la situazione. Porteremo in Senato le documentazioni che riguardano questa grave problematica, ma anche le proposte per arginarla: il sovraffollamento attuale è indegno di un paese civile”.
Le drammatiche conseguenze del sovraffollamento purtroppo riguardano anche gli operatori civili e di polizia penitenziaria. Le condizioni di detenzione hanno portato a una sentenza di condanna per l’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione dell’art 3 della Convenzione. il vescovo ha ricordato la sua presenza all’interno del carcere di Rebibbia anni fa: “Anche allora le problematiche del sistema carcerario erano identiche ad oggi, questo sta ad indicare che non è stato mai affrontato seriamente il problema; è necessario anche un cambiamento culturale della mentalità sulla proporzione del peso della pena, le condizioni di condivisione degli spazi sono ancora drammatiche”.
A Mantova operano molte realtà del terzo settore per offrire segni concreti di speranza e di reinserimento sociale e lavorativo, ma sono in condizioni critiche e con limitate risorse, ne ha parlato Riccadonna ricordando le molteplici iniziative svolte a favore dei carcerati, come la nuova biblioteca e le visite degli studenti. In accordo Tosoni che ha dichiarato: “Anche l’opinione pubblica è ormai assuefatta alla problematica dei diritti umani violati all’interno delle carceri, siamo molto lontani dal valore rieducativo e progettuale che dovrebbe avere la pena detentiva”.
A questo proposito il responsabile della cooperativa Hike ha ricordato che la percentuale di recidive si riduce drasticamente quando viene offerto un posto di lavoro all’uscita dal carcere. Durante la mattina sono stati ricordati il discorso di Papa Francesco, del 31 dicembre 2024, quando propose “iniziative che restituiscano speranza, forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone con percorsi di reinserimento” ed anche il discorso del Presidente della Repubblica Mattarella nel messaggio di fine anno 2024 quando invocò il “rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. L’alto numero di suicidi in carcere è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione”.

Elisabetta Romano