SAN GIORGIO BIGARELLO – Nel 2024 i Centri di Ascolto della Caritas mantovana hanno incontrato 2.948 nuclei familiari, in lieve calo rispetto al 2023 (-4,3%). In totale si stima che i servizi della Chiesa abbiano raggiunto circa 10mila persone, per due terzi straniere. Prosegue però l’aumento dei nuclei italiani seguiti dalla Caritas, spesso portatori di situazioni più complesse e multidimensionali: gli italiani entrano nella rete con un’età media superiore di 15 anni rispetto agli stranieri e presentano bisogni più articolati, che richiedono aiuti a forte contenuto relazionale. E’ quanto illustrato stamani in occasione della presentazione del Report dei servizi Caritas, tenutasi nella sede dell’Associazione Abramo a San Giorgio Bigarello, durante la quale sono intervenuti il vescovo di Mantova Marco Busca, il direttore della Caritas diocesana Matteo Amati, il responsabile dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse Davide Boldrini e i referenti dei servizi della rete Caritas.
I CASI DI EMARGINAZIONE ACUTA CONCENTRATI SOPRATTUTTO NEL CAPOLUOGO
E’ stata questa l’occasione per spiegare che circa un quarto dell’utenza è stato incontrato per la prima volta nel 2024; il 64% è seguito da almeno cinque anni, ma la presenza tendenzialmente si dimezza nei quinquenni successivi.
Un capitolo delicato riguarda le persone in emarginazione acuta: rappresentano circa il 10% dell’utenza, sono perlopiù uomini adulti, di cui il 20% italiani, concentrati soprattutto nel capoluogo. Negli anni la rete di servizi per le persone senza dimora è cresciuta in qualità ed efficacia: dagli interventi notturni alle strutture a bassa soglia (come il rifugio invernale di via Cairoli), fino a forme di accoglienza più strutturate e alle unità mobili che raggiungono chi fatica ad avvicinarsi ai servizi. Tuttavia, la capacità ricettiva è ormai superata e Mantova si trova spesso sola nella gestione di queste situazioni. Resta aperto il nodo della residenza anagrafica per i senza dimora: uno strumento essenziale per accedere ai servizi sociali e ai percorsi di reinserimento, ancora poco applicato dalla maggior parte dei Comuni della provincia. Mantova ha istituito una via fittizia, dedicata a Genesis Gambirasio; la Caritas auspica che altri Comuni seguano questo esempio.
IL 65% DEI NUCLEI FAMILIARI INCONTRATI VIVE CON UN SOLO REDDITO
La maggioranza dei bisogni riguarda povertà economica, lavoro inadeguato e problemi abitativi. Quasi il 27,4% dei nuclei è privo di reddito, mentre oltre il 65% vive con un solo reddito: fenomeni di sotto-occupazione e lavoro povero che espongono famiglie un tempo autosufficienti al rischio di scivolare nella povertà. A pesare sono anche la transizione demografica, la bassa scolarizzazione, l’età avanzata e le difficoltà di accesso alla casa. Per questo la Caritas sollecita investimenti nella formazione — inclusa la conoscenza dell’italiano per molti giovani stranieri — e nella mobilità interna, essenziali per sostenere donne e giovani e per mantenere competitivo il territorio. Il 72,5% dell’utenza è composto da nuclei familiari, spesso con figli minori a rischio di deprivazione. Caritas e Centro di Aiuto alla Vita considerano questa una priorità: serve continuità educativa, sostegni e politiche pubbliche più solide per interrompere la trasmissione intergenerazionale della povertà. L’impegno in questo ambito è cresciuto e crescerà ancora. Tra i fenomeni emergenti, aumenta il numero di famiglie schiacciate da eccessiva esposizione debitoria: il microcredito sociale e i fondi di sostegno hanno permesso di consolidare metodologie efficaci di intervento, su cui si continuerà a investire. Il 15% dell’utenza vive la rottura del rapporto matrimoniale (separazioni, divorzi, decessi), una condizione che accresce la vulnerabilità, soprattutto tra le donne (18%, contro l’11% degli uomini).
IN AUMENTO GLI ANZIANI SOLI CON PENSIONI INSUFFICIENTI
Significativo anche il dato sulle persone sole, che rappresentano il 17% dell’utenza (28% tra gli italiani): in molti casi anziani con pensioni insufficienti, un fenomeno destinato ad aumentare e che richiede interventi mirati e una maggiore capacità comunitaria di prossimità. Fondamentale, per la Caritas, resta il contributo dei numerosi volontari che animano quotidianamente la rete dei servizi, una presenza che l’organismo diocesano definisce “segno di speranza” per le comunità mantovane.
















