MANTOVA – Cinque anni di reclusione, contro i sei anni e nove mesi della sentenza di primo grado a Piervittorio Belfanti accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’evasione fiscale. È quanto deciso ieri, martedì 15 dicembre, dai giudici della II Sezione penale della Corte d’Appello di Brescia. Ora gli avvocati difensori dell’imprenditore dovranno leggere le motivazioni di questa sentenza, che saranno depositate tra 90 giorni, per poi presentare ricorso in Cassazione. La Corte d’Appello ha quindi parzialmente riformato la sentenza di primo grado, per la quale il procuratore generale chiedeva invece la conferma contro la richiesta di assoluzione dei difensori. L’inchiesta era nata nel 2017 nell’ambito dell’operazione “Formula” che aveva portato ad indagare 17 persone, 11 delle quali sottoposte a misura cautelare. Uno scenario quello ipotizzato dagli inquirenti che portava fuori dai confini nazionali. In Italia il meccanismo sarebbe ruotato principalmente attorno all’ufficio di via Spalti a Cittadella. Alle vittime dei raggiri sarebbero stati rifilate vetture d’importazione tedesca esenti dal pagamento dell’Iva con chilometraggi palesemente taroccati, stratagemma questo utilizzato per lucrare sul prezzo finale.
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