Cassa integrazione, in aprile netto calo -1049% rispetto a marzo. Aumenta solo la cassa in deroga +79%

MANTOVA – Il ricorso alla cassa integrazione nel mese di aprile è in netto calo. Dai dati presentati dalla Cisl Asse del Po emerge infatti che si è fatto ricorso agli ammortizzatori sociali pari a 697.824 ore rispetto a 8.021.252 ore di marzo con un calo del 1049% pari a 7.323.428.

La cassa ordinaria è passata dai 287.021 di aprile a 7.871.318 di marzo con un calo -96% pari a 7.584.297; quella straordinaria è stata 34.220 in aprile mentre in marzo erano state utilizzare 72.080 con un calo del –111% pari a -37.860. Solo  la cassa in deroga ha segnato un aumento, è stata, infatti, 376.583 ore ad aprile contro le 77.854 del mese di marzo con un aumento del +79% pari a 298.729 ore.

Un aumento, quello della cassa in deroga, che ha riguardato soprattutto il settore del commercio, poi il settore dell’industria ed in fine l’artigianato.

Positivo il calo della cassa ordinaria e straordinaria che indica una ripresa delle attività  in particolare per i settori dell’edilizia e dell’industria.

“E’ evidente – si legge nella nota della Cisl – che siamo ancora in una fase di transizione ed è per questo che è fondamentale la riforma degli ammortizzatori sociali con la creazione di un sistema di protezione sociale universale ed esteso a tutte le imprese, rafforzare il contratto di solidarietà ed allungare la durata della Naspi, nonché mantenere nel sistema della formazione chi perde il lavoro o lo cerca per renderlo occupabile. La riforma sarà vera se si passerà dalla logica del sussidio alla logica dell’occupabilità”.

Per far questo sono necessari percorsi di riqualificazione professionale e di formazione per aiutare il lavoratore ad essere competente e aggiornato al mutare del sistema del lavoro. “Poiché il paradosso – conclude la nota – sarebbe che da un lato si assisterebbe ad una crescita di chi cerca lavoro e dall’altro la mancanza di professionalità richieste dalle imprese a seguito delle trasformazioni indotte dal PNRR. Serve una visione di quale sarà il futuro del lavoro e delle sue dinamiche, e questo interroga anche il territorio mantovano”.

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