Cgil, il 26 novembre l’incontro online “Il fallimento del sistema sociosanitario lombardo”

MANTOVA – La Cgil di Mantova organizza l’incontro a distanza “Il fallimento del sistema sociosanitario lombardo” che si terrà in modalità telematica giovedì 26 novembre alle ore 17. Un incontro, dice il sindacato “Per affrontare questo tema con proposte chiare e argomentate” e che vedrà l’intervento di Antonella Forattini, Consigliere regionale PD e Segretario della Commissione regionale Sanità; Pierpaolo Parogni, Consigliere del Comune di Mantova con delega alla Sanità; Lucilla Tedeschi del Forum per il Diritto alla salute, e Monica Vangi della Segreteria della CGIL Lombardia.
Introdurrà l’evento Donata Negrini, segretaria provinciale della CGIL di Mantova.

“Sono passati cinque anni – dice il sindacato – dall’approvazione della Legge regionale 23, che ha modificato profondamente l’assetto organizzativo del sistema sociosanitario lombardo, determinando la scomparsa delle ASL e istituendo al loro posto una nuova articolazione in ATS e ASST, secondo una logica inutile di separazione tra competenze di programmazione, acquisto e controllo per le prime e di erogazione dei servizi per le seconde. I principi ispiratori della riforma, che comunque si è posta su un percorso di sostanziale continuità con le politiche regionali precedenti, hanno mostrato il proprio cardine nell’affermazione della libera scelta dell’utente, realizzando una parificazione tra pubblico e privato che ha provocato un depotenziamento dei servizi sanitari pubblici, già pesantemente penalizzati dai tagli di risorse e personale.
Per le cittadine e i cittadini lombardi, tuttavia, la priorità da conseguire era – e tuttora rimane – la necessità di trovare risposta nel territorio ai propri bisogni di salute, attraverso presidi diffusi, con il coinvolgimento di medici di famiglia e pediatri, per garantire continuità di cura, servizi diagnostici e ambulatoriali di base, visite specialistiche in tempi ragionevoli.
L’intenzione di superare la centralità dell’ospedale, per rafforzare la medicina del territorio, è stata ripetutamente rilanciata, ma è restata nei fatti solo sulla carta.
I POT (strutture multiservizio destinate a prestazioni sanitarie di ricovero a media e bassa intensità) e i PressT (finalizzati a prestazioni sanitarie e sociosanitarie ambulatoriali e domiciliari) avrebbero dovuto essere i nodi effettivi di quella rete di continuità assistenziale in grado di effettuare una vera presa in carico, anche dei pazienti cronici, ma risultano tuttora assenti nella nostra provincia.
Di fatto la definizione, e talvolta la sovrapposizione, delle competenze e delle prerogative di ATS e ASST, anche per una diversa determinazione degli ambiti territoriali, ha rimarcato ulteriormente la carenza di coordinamento, favorendo così gli erogatori privati sia in ambito sanitario che sociosanitario.
L’inefficienza di questo sistema si è dimostrato drammaticamente, in modo ancora più evidente, nella gestione della pandemia da Covid-19: ritardi gravissimi nella prevenzione, mancanza di coordinamento con i MMG, assenza di presidi territoriali, insufficienza dell’assistenza domiciliare; per non parlare della gestione disastrosa delle RSA, che ha provocato il numero più alto di vittime.
Il fallimento delle Legge 23 è assolutamente evidente e verificabile sulla base di dati ormai di dominio pubblico: la richiesta di un cambiamento radicale non può che essere considerata fondata e condivisibile, dal momento che la scadenza della sperimentazione è prevista per la fine di quest’anno”.