Chi ha fatto il vaccino contro il vaiolo umano è protetto da quello delle scimmie?
E’ una delle domande più ricorrenti negli ultimi giorni dopo il moltiplicarsi di casi, in Italia come in diversi altri Paesi, del vaiolo delle scimmie.
La risposta pare essere “si” in un’alta percentuale di casi perché i due virus appartengono alla stessa famiglia. In Africa, dove il monkeypox è passato dall’animale all’uomo e dove dagli anni settanta si è avuto il maggior numero di casi si è osservato che nei vaccinati la protezione è alta, arriva fino all’85%.
Chi è stato vaccinato contro il vaiolo umano, quindi in Italia i nati prima del 1974, dovrebbe essere più protetto. Lo sostiene Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’università Statale di Milano. “Nel nostro Paese – stima – abbiamo circa il 40% della popolazione protetta“. Stesso concetto espresso anche da Matteo Bassetti: “Chi non ha fatto la vaccinazione contro il vaiolo non è coperto”.
Per La Vecchia, a meno di sorprese, “l’impatto di salute pubblica non dovrebbe essere drammatico”, tanto più che il ‘monkeypox” “un virus relativamente poco contagioso e che richiede stretti contatti personali per una trasmissione uomo-uomo”. Inoltre “non stiamo parlando di un virus nuovo – precisa La Vecchia – ma di un patogeno noto di cui conosciamo la malattia: fastidiosa, ma relativamente moderata”. A livello di sintomi, ricorda, si tratta in pratica di “una sindrome influenzale con dolori, mal di testa, un rush che parte dal viso e poi si estende al corpo”. Un quadro che “dura 2-3 settimane” e tende ad autolimitarsi.
Il virus si trasmette con molta difficoltà
Il virus può trasmettersi da uomo a uomo ma con molta difficoltà. Le infezioni avvengono prevalentemente per contatto incidentale con animali infetti o con persone che hanno soggiornato in zone a rischio. Il contagio avviene per contatto diretto con le lesioni, con i fluidi corporei (in particolare con i rapporti sessuali) e con gli indumenti contaminati. Il virus può essere trasmesso anche tramite droplets nella fase acuta ma con un contatto ravvicinato e prolungato.
Un nuovo vaccino
E un eventuale nuovo vaccino come funziona? Questo contiene un virus vivo ma incapace di replicarsi, come invece succedeva per il vecchio vaccino, usato fino agli anni settanta, che poteva dare reazioni avverse importanti. Il nuovo medicinale invece non dà effetti avversi particolari e non lascia cicatrici (altra caratteristica del vecchio medicinale). Deve essere somministrato in due dosi a 28 giorni di distanza.