ACQUANEGRA – “Il calo di fatturato per le attività commerciali raggiunge anche picchi del 40-50%. A due anni dalla chiusura del ponte che collega Acquanegra sul Chiese e Calvatone, le attività commerciali e artigianali sono in sofferenza, cosi come i lavoratori dipendenti delle decine di aziende che insistono sulla zona, a ridosso di due province, costretti a una percorrenza giornaliera di circa 40 chilometri tra andata e ritorno, rispetto ai cinque/sei chilometri di attraversamento del ponte. Costi e tempi più che raddoppiati. Altri due anni serviranno per la realizzazione del ponte provvisorio, la cui posa è prevista non prima del 2027. In tutto quattro anni di disagi. Servono dunque ristori alle attività in difficoltà e ai privati”.
I consiglieri regionali del Partito Democratico, Marco Carra e Matteo Piloni, commentano così i dati emersi dall’audizione che loro stessi hanno chiesto, in Commissione Attività Produttive in Regione, per ascoltare le istanze degli enti locali, i due Comuni e le due Province di Mantova e Cremona, e delle associazioni di categoria, che si è tenuta stamattina.
“Abbiano fatto benissimo a coinvolgere in questa audizione i rappresentanti del mondo dell’artigianato e del commercio. I dati emersi nel l’incontro sono preoccupanti – spiega il consigliere Marco Carra – e questa audizione ci è servita per comprendere la gravità della situazione che sta vivendo il mondo dell’impresa dei territori di Acquanegra e Calvatone coinvolti dalla chiusura del ponte da oltre due anni. Il calo di fatturato che ci hanno rappresentato le associazioni di categoria è un elemento che ci deve far riflettere. Abbiamo appreso dalla loro voce lo stato di salute di queste realtà. A questo punto servono delle misure concrete per dare una mano alle imprese artigiane e commerciali. C’è un precedente, cioè la chiusura del ponte di Casalmaggiore, per cui sono state trovate le forme e le modalità per corrispondere ai danni subiti dal mondo produttivo con un accordo tra il Comune e la Regione. Occorre fare la stessa cosa anche per questo territorio, già fortemente penalizzato da politiche poco attente alle sue reali necessità. Non è tollerabile alcun tentennamento e la Regione deve essere vicina ai territori. Per questo sono fiducioso che in breve tempo si possa trovare una soluzione e noi faremo di tutto perché ciò accada.”
Alvaro Busi, del Comitato “Ridateci il ponte” era presente all’udizione di Milano e commenta: “Siamo venuti qui in Regione a portare le 2 mila firme per testimoniare le difficoltà di un territorio. La chiusura del ponte è per noi una calamità e come tale abbiamo chiesto che venga considerata. Abbiamo mantenuto la parola di fronte ai nostri cittadini, ora ci auguriamo che la Regione Lombardia possa onorare i suoi impegni di fronte alle richieste di un territorio in difficoltà da oltre due anni”.