Clima, Coldiretti Mantova: “Le gelate notturne compromettono i frutteti”

danni punture cimici asiatiche e reti di protezione

MANTOVA – Il colpo di coda dell’inverno, con temperature notturne che per alcuni giorni sono precipitate sotto lo zero colpisce anche le campagne mantovane. A farne le spese, con una geografia a macchia di leopardo, sono i frutteti (pesco e albicocco su tutti, con un frutto su due potenzialmente compromessi), ma anche meloni e fragole. Lo rileva Coldiretti Mantova, che sempre più mette in guardia sugli effetti dei cambiamenti climatici e delle conseguenze sull’agricoltura.

Oscar Zerbinati, uno dei più importanti produttori di melone del Sermidese, parla di “un 10% di piante morte per il gelo”, con danni che avranno ripercussioni inevitabilmente sulle vendite estive.

Difficile fare una stima economica delle perdite subite, anche perché per gli alberi da frutto sono necessari alcuni giorni dall’evento calamitoso per capire se la pianta avrà saputo in qualche modo reagire oppure se, al contrario, i danni saranno irreversibili e, forse, persino più estesi.

Lo spiega Amalia Ganda, che coltiva cinque ettari di frutteto a Rivarolo Mantovano. “Abbiamo avuto tre notti con temperature sotto lo zero, con valori arrivati anche a -3 gradi – afferma -. Albicocchi e peschi sono stati i più danneggiati dalle gelate, con perdite per oltre il 50% per le albicocche e superiori al 40% per le pesche. È il secondo anno consecutivo che siamo sferzati da gelate durante la fase di fioritura”.

A Quatrelle di Felonica, avamposto lombardo fra Emilia e Veneto, questa notte le temperature sono precipitate a -6° sotto serra. “Le fragole sono nella fase di fioritura e temo che avremo nelle prossime settimane frutti deformati e, di conseguenza, non idonei alla vendita – spiega Andrea Costa, agricoltore e delegato di Coldiretti Mantova per le zone di Sermide e Felonica -. Anche la coltivazione del melone ha subito danni per almeno il 50% della produzione”.

La siccità. Dove non sono state le basse temperature a creare disguidi nei campi, ci sta pensando la siccità, riporta Coldiretti Mantova. L’assenza di precipitazioni, unita al vento, in alcuni casi stanno rallentando lo sviluppo vegetale delle piante, in particolare dei nuovi medicai nell’area del Parmigiano Reggiano (che potrebbero costringere gli agricoltori ad una ulteriore semina), e di colture specializzate come il pisello da industria nell’Asolano.

Il fiume Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate ad inizio agosto per effetto della lunga assenza di precipitazioni con l’allarme siccità al nord proprio all’inizio della primavera quando le coltivazioni hanno bisogno di acqua per crescere. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sul più grande fiume italiano in occasione della giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) del 22 marzo istituita dalle Nazioni Unite nel 1992.

Si tratta – sottolinea la Coldiretti – della conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni come dimostra la forte ondata di maltempo in atto nel meridione con bufere di neve e pioggia mentre al nord continua a splendere il sole, seppure con abbassamenti di temperatura nella notte, che hanno causato diversi disagi alla frutticoltura mantovana.

Al Ponte della Becca il livello idrometrico del fiume Po è di -2,6 metri, praticamente lo stesso di agosto 2020, con una situazione di magra che si registra in tutti i principali fiumi del bacino come l’Enza che è vicino al minimo storico o il fiume Savio. Lo stato del più grande fiume italiano – sottolinea la Coldiretti – è in realtà rappresentativa di una situazione di carenza idrica che riguarda anche il lago di Como che a Malgrate – precisa la Coldiretti – si trova sotto la media del periodo con un livello di riempimento del 12%.

La sofferenza idrica al nord – continua la Coldiretti – mette a rischio le operazioni di semina delle principali coltivazioni come il mais e la soia necessarie per l’alimentazione degli animali in stalla ma anche le piantine di barbabietola sono già in campo. La mancanza di acqua a fine inverno preoccupa l’agricoltura poiché le riserve idriche – precisa la Coldiretti – sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere. Un fenomeno che si ripete nel tempo come conferma il fatto che in Italia mancano 5 miliardi di metri cubi di acqua rispetto a 50 anni fa, dato rilevato dall’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi).

Si registra in particolare l’aumento degli eventi climatici estremi – continua la Coldiretti –con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità. La mancanza di acqua rappresenta – rileva la Coldiretti – l’evento climatico avverso più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti.

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