Con la pandemia persi 514 mila posti di lavoro nella ristorazione

Con la pandemia persi 514 mila posti di lavoro nella ristorazione

ROMA – Un vero “bollettino di guerra” dopo un anno di pandemia che ha ridotto in macerie uno dei settori maggiormente dinamici e attività dell’economia italiana, quello dei Pubblici esercizi. E’ il quadro delineato dal Rapporto Ristorazione 2020 di Fipe-Confcommercio. Secondo i dati crolla l’occupazione in Italia a seguito della pandemia: penalizzati soprattutto alloggio e ristorazione che hanno perso 514mila posti di lavoro, più del doppio dei 245mila creati tra il 2013 e il 2019. Il 97,5% degli imprenditori ha registrato nel corso del 2020 un calo del fatturato della propria azienda. In particolare, 6 titolari di pubblici esercizi su 10 ha lamentato un crollo di oltre il 50%, mentre il 35,25 ritiene che il fatturato si sia contratto tra il 10% e il 50%. I motivi alla base della riduzione dei ricavi – secondo il Rapporto – sono da ricercarsi principalmente nel calo della domanda a causa delle misure restrittive, sia sulle attività che sulla mobilità e delle persone (88,8%), nella riduzione della capienza all’interno dei locali per l’attuazione dei protocolli di sicurezza (35,4%) e nel calo dei flussi turistici (31,1%), in particolare quelli stranieri. Cambiano i consumi degli italiani, si mangia più in casa, obbligatoriamente, ma la bilancia è in deficit.
Cresce di 6 miliardi di euro la spesa alimentare tra le mura domestiche, ma crolla di 31 miliardi di euro quella in bar e ristoranti. Un dato che certifica come gli italiani abbiano speso meno soprattutto per prodotti agroalimentari di qualità superiore, comunemente consumati in maniera maggiore all’interno dei ristoranti. In termini di spesa pro-capite si è tornati indietro di 26 anni, al 1994. “Dal primo lockdown ad oggi gli imprenditori dei Pubblici esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento nei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti”, ha detto Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio.
“Ma nonostante questo, l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-crisi, senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima: gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione”, ha aggiunto.
I pubblici esercizi sono stati “la trincea di prima linea rispetto all’offensiva della pandemia, tante imprese sono cadute al fronte e molte sono ferite e devono essere curate ed essere in condizione di rimettersi in attività. Le risposte che il governo nel corso del tempo ha dato sono frutto anche inizialmente di una comprensibile difficoltà di interpretare il fenomeno e dare le risposte migliori, è stata una cosa complicatissima e le misure si sono sovrapposte”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sottolineando che il governo “ha cercato di dare un quadro di decisioni che permettevano una prospettiva di certezza per l’attività imprenditoriale”.
(ITALPRESS).

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