MILANO – “Di fronte alle sfide poste dalla rivoluzione industriale 4.0 il mondo agromeccanico è pronto a cogliere le opportunità insite nell’uso dei sistemi avanzati di intelligenza artificiale applicati alle operazioni colturali, ma con tutta la prudenza e l’attenzione che richiede l’implementazione di tecnologie il cui uso non è privo di forti implicazioni etiche”. A dirlo è Leonardo Bolis, presidente di Confai Lombardia, aderente a CAI Agromec, commentando un recente approfondimento pubblicato dal Sole 24 Ore circa le prossime frontiere che l’industria agricola potrà raggiungere grazie all’utilizzo su larga scala di forme di robotica evolutiva.
La riflessione della dirigenza di Confai Lombardia cade esattamente a un anno di distanza dalla celebrazione dell’Earth Tecnology Expo, il forum annuale dedicato alle tematiche ambientali e alla salute del pianeta, che aveva invitato il mondo rurale a interrogarsi sul futuro delle tecnologie digitali applicate al settore primario, un fenomeno in costante espansione, anche per le difficoltà che la carenza di manodopera specializzata pone.
“L’uso di sistemi di IA è stato incorporato da tempo nelle principali strumentazioni che configurano la cosiddetta agricoltura di precisione – ricorda Sandro Cappellini, consulente organizzativo e responsabile delle relazioni istituzionali di Confai Lombardia -. Tuttavia, è doveroso chiedersi fino a che punto si potrà espandere l’impiego della cosiddetta intelligenza artificiale generativa, in grado di apprendere in forma autonoma rispetto ai programmatori umani e di acquisire potenzialmente una forte autonomia decisionale nell’effettuazione delle operazioni in campo, con tutte le conseguenze etiche che dinamiche di questo tipo potrebbero comportare”.
Un punto centrale della questione sarà poi rappresentato, in un prossimo futuro, dall’effettivo grado di implementazione dei sistemi intelligenti a livello territoriale.
“Come sempre, ci si troverà di fronte anche ad ostacoli di natura culturale – osserva Enzo Cattaneo, segretario provinciale di Confai Bergamo –. Le imprese agromeccaniche offrono già molteplici servizi propri dell’agricoltura digitale, ma non possiamo non rilevare che la maggior parte delle Pmi agricole si dimostra ancora poco ricettiva verso proposte ad alto contenuto tecnologico, con la significativa eccezione delle aziende gestite da imprenditori con meno di 40 anni, maggiormente proiettati per ragioni anagrafiche verso l’innovazione dei processi produttivi”.