Confai Mantova contro la commissione Ue: “Toglie agevolazioni gasolio agricolo senza alternative”

MANTOVA –  “Eliminare le agevolazioni previste per il gasolio agricolo in nome della transizione ecologica è come voler triplicare il prezzo dei carburanti per le automobili, sperando che gli automobilisti vadano a piedi. Accompagnare l’agricoltura in un processo di riduzione delle emissioni è auspicabile, ma è del tutto illogico penalizzare le imprese agricole e, soprattutto, le imprese agromeccaniche, che sono fra i grandi utilizzatori di carburante agevolato, sperando che con i maggiori costi di gestione inquinino meno. Le emissioni in atmosfera dei mezzi agricoli non hanno alcun nesso con il prezzo del gasolio agricolo”.

Lo dice Marco Speziali, presidente di Confai Mantova, bocciando la proposta demagogica dell’Ue, che invita l’Italia – in cambio di fondi del Pnrr – a disincentivare gli aiuti pubblici ritenuti dannosi per l’ambiente. “Tutto questo – specifica Speziali – senza indicare nuove rotte autenticamente percorribili per ridurre le emissioni connesse alle trattrici e all’utilizzo dei mezzi agricoli”.

L’unico vantaggio dell’eliminazione delle agevolazioni riconosciute al gasolio agricolo sarà legato alle maggiori entrate fiscali delle quali beneficerà l’Italia, una volta tolti gli sgravi fiscali. “Così facendo si rischia solo di disincentivare gli investimenti nel comparto primario, non in nome di un’ecologia green, ma per cercare di far quadrare i bilanci delle aziende”.

Ridurre al minimo l’innovazione, prosegue il presidente di Confai Mantova, Speziali, “ricorda l’atteggiamento degli antichi Romani verso le coltivazioni del grano, sapientemente raccontate nel libro I seimila anni del pane. Storia sacra e storia profana, di Heinrich Eduard Jacob. Trovando più vantaggioso acquistare il grano in Spagna o dal Nord Africa, abbandonarono le coltivazioni in Italia, ma quando i prezzi pretesi dai coloni spagnoli e nordafricani aumentarono, ebbe inizio il declino per un deficit di risorse agricole. Ecco, disincentivando innovazione e investimenti, si rischia di indebolire ulteriormente la sovranità alimentare dell’Italia e dell’Unione europea, che non si misura solamente in termini quantitativi, ma anche in chiave di conoscenza agronomica e di spinta tecnologica”.

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