Coronavirus, Cia: «Stop all’acquisto di latte straniero e sostegno del comparto. Chiediamo il massimo rispetto dei contratti»

Angela Garofalo, responsabile settore zootecnico Cia Agricoltori Italiani

MANTOVA – “Chiediamo alle aziende italiane di acquistare prodotto nazionale e di non approfittare delle mutate condizioni globali del comparto. E ai consumatori di comprare prodotti freschi italiani”. Questo l’invito di Cia Agricoltori Italiani a fronte della significativa flessione economica sul latte, che sta preoccupando non poco gli allevatori.

I primi contraccolpi legati al contenimento della diffusione del Coronavirus non tardano, infatti, ad arrivare nel settore lattiero caseario. La produzione di latte non è mai stata interrotta, ma gli allevatori cominciano a manifestare preoccupazione per quanto riguarda i conferimenti nell’immediato futuro. I caseifici iniziano a rallentare le lavorazioni e a chiedere agli allevatori di diminuire la produzione a causa soprattutto della chiusura del food service e della crisi nel canale Horeca. La conseguenza sarà una riduzione dei prezzi della materia prima, con mancata copertura degli stessi costi di produzione.

«Tutto questo – commenta Angela Garofalo, responsabile settore zootecnico Cia Agricoltori Italiani – non deve portare alla disdetta dei contratti in essere per cause di forza maggiore. Diminuire la produzione di latte nella stagione in cui il bestiame raggiunge il massimo picco produttivo è impensabile. Chiediamo il rispetto dei contratti e la massima vigilanza in proposito. Sarebbe opportuno che in questa situazione di emergenza l’industria acquisisse solo materia prima nazionale. Ciò che in questo momento è intollerabile sono le speculazioni da parte di coloro che in nome dell’emergenza si rivolgono all’estero per l’acquisto di latte, il cui prezzo è più basso per molte ragioni, dal costo della manodopera ai controlli».

Emerge, inoltre, la necessità di ricollocare in modo alternativo il latte. «Proponiamo di impegnare i caseifici, che lavorano prodotti a lunga stagionatura, al ritiro del prodotto in eccedenza – aggiunge Domenico D’Amato, responsabile Cia Est Lombardia – così come il ritiro coatto del latte dagli agricoltori che si trovano in difficoltà per destinarlo alla polverizzazione».

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