Da avvocato a sacerdote, la vocazione di don Guido: sarà ordinato il 9 novembre

Guido Belli sarà ordinato sacerdote il prossimo 9 novembre

MANTOVA – Sarà una giornata di grande festa per la Chiesa mantovana quella di domenica 9 novembre, quando alle 16.30, nella Basilica Concattedrale di Sant’Andrea, si terrà l’ordinazione presbiterale di don Guido Belli. Un momento di profonda gioia e gratitudine per l’intera comunità diocesana, che si prepara ad accogliere un nuovo sacerdote chiamato a mettersi al servizio del Vangelo.

Don Guido, 39 anni, è originario di Castel Goffredo e la sua è la vocazione di un “giovane adulto”: è entrato in Seminario sette anni fa, dopo aver esercitato per un periodo la professione di avvocato. Una scelta maturata nel tempo, frutto di un cammino di discernimento interiore e di fede.

«Spesso i miei amici mi chiedono se mi mancano la vita di prima o il mio lavoro – racconta don Guido, nell’intervista con don Giampaolo Ferri pubblicata sul sito della Diocesi –. A loro rispondo che sono grato per ciò che ho fatto in quegli anni, ma che non c’è nulla di più bello che sentirsi amati. E io mi sono sentito – e mi sento continuamente – amato da Dio, così come sono, anche con le mie fragilità, e non ho altro desiderio se non quello di trasmettere ad altri quell’amore, che è l’amore vero e concreto di chi ha donato la propria vita per noi».

«Essere preti in questo tempo, e in quello a venire, per me vuol dire anzitutto uscire dalle proprie sicurezze e inoltrarsi in un futuro indubbiamente incerto, ma ugualmente fondato e garantito su quella promessa di Dio».

Nel suo percorso vocazionale, don Guido ha riflettuto anche sulle difficoltà che molti giovani incontrano nel compiere scelte definitive, come quella del sacerdozio. «Credo che i motivi vadano cercati nella condizione giovanile di questi tempi – spiega – caratterizzata dall’incertezza, dalla paura di non riuscire a realizzarsi, dal timore di essere soli, dalla dipendenza dall’approvazione degli altri, dalla sovraesposizione mediatica. Una fragilità e una precarietà che non aiutano, soprattutto nelle scelte d’amore, che invece chiedono donazione gratuita e definitiva».

Guardando al futuro, il nuovo sacerdote sente forte la chiamata a camminare accanto ai giovani, riconoscendo in loro un terreno fertile e vivo. «Per molti di loro la fede è come una brace accesa coperta dalla cenere. Ho visto nei giovani una fede viva, sete di Dio e desiderio di autenticità: serve solo qualcuno che soffi via la cenere perché quella brace torni ad ardere e a scaldare».

Don Guido invita la comunità a far spazio ai giovani e a lasciarsi ringiovanire da loro, offrendo ascolto e fiducia: «Quando un giovane percepisce la comunità come casa propria, perché lì vive relazioni e incontri significativi, allora la brace si riaccende. È su questo che dobbiamo investire, oggi e domani».