I sindaci divisi sul premier. Ci si aspettava più fermezza

MANTOVA – L’Italia si ferma e lo fa in modo ancora più deciso di quanto non fosse stato predisposto dal decreto firmato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte l’8 marzo. Da oggi, infatti, (dopo i provvedimenti disposti ieri sera dal premier) restano aperti solo i servizi di pubblica utilità. Abbiamo chiesto ai sindaci un commento sulle ultime disposizioni.

MATTIA PALAZZI, sindaco di Mantova
“È una scelta importante, perché vale per tutta Italia. Io e i miei colleghi sindaci delle città capoluogo della Lombardia avremmo fermato per due settimane anche le fabbriche, salvo quelle che producono beni e servizi di prima necessità. E anche gli uffici pubblici, salvo le funzioni essenziali per legge. Lo abbiamo proposto, per iscritto, alla Regione chiedendo di inserirlo nel suo documento al Governo. La proposta non è stata inserita, capisco bene l’impatto che avrebbe avuto, ma resto convinto fosse giusta. Ciò detto, rispettiamo con rigore le regole e speriamo che con queste nuove e importanti misure, questa brutta vicenda finisca davvero entro pochissime settimane”.

MASSIMO SALVARANI, sindaco di Porto Mantovano
“Stiamo ancora studiando nel dettaglio le disposizioni per capire quali effetti avrà sul territorio”.

CARLO BOTTANI, sindaco di Curtatone
“Mi sarei aspettato più coraggio da parte del Presidente del Consiglio Conte. Era il momento di chiudere completamente il Paese. Prima viene la vita delle persone: prima bisogna salvare la pelle, un minuto dopo pensare all’economia (anche quella situazione drammatica). Ma prima vengono l’uomo e la vita”.

CARLO ALBERTO MALATESTA, sindaco di Marcaria
“E’ l’ennesima conferma che il Governo non ha avuto e non ha la necessaria fermezza. ha emesso decreti utilizzando termini ambigui ed ha lasciato zone d’ombra con contraddizioni evidenti. Poco o nulla hanno rimediato pubblicando i molteplici e raffazzonati chiarimenti. Il contagio va molto più forte della gradualità che il premier cita come elemento di vanto. Probabilmente se la questione fosse stata affrontata fin da subito con il necessario rigore e coraggio, l’emergenza non sarebbe stata così grave o comunque l’avremmo già messa alle spalle”.

ACHILLE PRIGNACA, sindaco di Castel Goffredo
“Bisogna essere molto più rigidi, diverse persone non rispettano le disposizioni e sono troppo superficiali. E’ una questione di senso civico e noi siamo un popolo molto indisciplinato. Se avessimo guanti e mascherine sicure potremmo anche tenere aperto tutto ma questo manca… Se ciascuno di noi fosse più obbediente il problema potrebbe essere affrontato in modo diverso. Non ho gli strumenti per valutare una chiusura totale a livello statale o regionale. Serve anche una catena di comando più breve. E’ una situazione nuova per tutti e capisco anche le difficoltà di gestione”.

LUCIANO BERTAIOLA, sindaco di Volta Mantovana
“Mi aspettavo un provvedimento di maggior fermezza e più risolutivo: questo, di fatto, aggiunge poco a quanto già predisposto. Avrei preferito qualcosa di più energico con quasi nessuna eccezione per un breve periodo per poi ripartire con meno danni, sia in termini economici che di salute di cittadini ma decidono a livello centrale e auspico abbiano fatto tutte le necessarie valutazioni. Anche nel nostro Comune diverse attività avevano già chiuso di loro spontanea iniziativa”.

FABIO ZACCHI, sindaco di Poggio Rusco
“Per noi non cambia nulla: tutte le attività non essenziali avevano già chiuso. Il nostro Comune è stato il primo della provincia in cui moltissimi esercizi, una cinquantina, hanno chiuso in contemporanea: questo già da un paio di giorni. Resta l’invito a restare a case ed uscire solo per necessità”.

LUCA MALAVASI, sindaco di Quistello
“Serve ai cittadini per capire la gravità della situazione ai cittadini. Serve una forte responsabilità a mantenere comportamenti corretti e spero che il decreto alzi ancora di più la guardia”.