MANTOVA – Saranno due le giornate di scioperi e mobilitazioni sindacali indette nei prossimi giorni in solidarietà con la popolazione palestinese e contro l’offensiva militare israeliana a Gaza City. Le iniziative, promosse da fronti diversi del sindacalismo italiano, si muovono su piattaforme e modalità differenti ma segnano un comune crescendo della protesta, in parallelo all’inasprimento delle operazioni di terra dell’esercito israeliano nella Striscia.
Domani, venerdì 19 settembre, la Cgil ha convocato una giornata di mobilitazione nazionale, con scioperi e manifestazioni diffuse su tutto il territorio. “Riteniamo indispensabile una reazione forte, radicata e diffusa del mondo del lavoro – spiega la confederazione – a sostegno della pace, dei diritti umani e della protezione della popolazione civile”. Le categorie nazionali hanno proclamato scioperi della durata compresa tra quattro e otto ore a fine turno, in tutti i comparti non soggetti alle limitazioni di legge in materia di scioperi. Negli altri settori si terranno assemblee con lavoratrici e lavoratori. Nel pomeriggio sono previste manifestazioni in numerose città italiane: a Mantova l’appuntamento è alle 17.30 in piazza Martiri per un presidio aperto anche alle realtà dell’associazionismo civico.
Lunedì 22 settembre sarà invece la volta delle sigle sindacali autonome – tra cui Usb, Adl Cobas e Cub – che hanno proclamato uno sciopero generale nazionale del settore pubblico e privato. L’astensione dal lavoro dovrebbe coinvolgere trasporti pubblici, scuole, università e porti, con possibili ripercussioni anche sul personale del Gruppo FS, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord: lo sciopero è previsto dalle 00.00 alle 23.00 e potrà tradursi in variazioni d’orario o cancellazioni di treni e altri mezzi. Nella piattaforma rivendicativa delle sigle autonome si legge che l’astensione dal lavoro è indetta “contro il genocidio in Palestina, la fornitura di armi a Israele e l’assenza di un intervento concreto per dissociarsi dagli orribili crimini perpetrati dal governo israeliano”. Tra le motivazioni indicate, anche il “sostegno alla missione della Global Sumud Flotilla e la tutela dei volontari impegnati a portare aiuti al popolo palestinese”. Le organizzazioni chiedono inoltre “sanzioni verso Israele e la rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali”.