Fanghi in agricoltura, la Regione vieta lo spandimento in 15 Comuni mantovani

MANTOVA – Sono complessivamente 15 i Comuni del Mantovano (168 quelli lombardi) per i quali l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi ha vietato per l’anno campagna 2019/20 l’impiego per uso agronomico dei fanghi da depurazione. Si tratta di Bagnolo San Vito, Borgo Virgilio, Canneto sull’Oglio, Casaloldo, Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Goito, Gonzaga, Guidizzolo, Marmirolo, Motteggiana, Pegognaga, Piubega, Rodigo e Roverbella.

Di fatto, con questo decreto si prevede che l’impiego per uso agronomico dei fanghi sia autorizzato solo sui terreni che non siano localizzati in Comuni in cui la produzione di effluenti da allevamento dovuta al carico zootecnico superi il limite fissato dalla Direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 kg N/ha/anno per le zone vulnerabili; 340 kg N/ha/anno per le zone non vulnerabili). Quindi, laddove si verifica una sovrabbondanza di liquami animali rispetto alla superficie coltivata, si giustifica la priorità verso gli effluenti zootecnici rispetto ai fanghi da depurazione.

«Dove c’è concime animale a sufficienza, anche l’anno prossimo non sarà possibile spandere fanghi – dichiara l’assessore regionale -. Il letame delle nostre stalle è già più che sufficiente per concimare e arricchire i nostri terreni. I fanghi eventualmente devono essere considerati come integrativi e non sostitutivi della materia organica».

«Lo smaltimento dei fanghi non può avvenire solo nei terreni agricoli – aggiunge Rolfi. – Lavoriamo per contribuire alla realizzazione di nuove tecnologie anche relative all’incenerimento, come già avviene in altre zone d’Europa».

Intanto prosegue l’operato della Regione sulla Direttiva nitrati. «Abbiamo chiesto all’Unione europea che il limite allo spandimento venga innalzato oltre l’attuale di 250 kg/ha concesso fino a oggi per le aziende in deroga, per utilizzare in modo ancora più efficiente e sostenibile la materia organica delle stalle come concime. Alzare il quantitativo – conclude l’assessore – significa rifornire più correttamente il terreno, agevolando le aziende allo smaltimento del letame, riducendo l’urea e i fanghi con maggiori benefici ambientali».