MANTOVA – La Flc Cgil di Mantova interviene sull’emergenza Coronavirus e avanza qualche proposta organizzativa: le lezioni nelle scuole sono sospese fino all’8 marzo e salgono a due le settimane di stop con inevitabili conseguenze sul calendario didattico.
“Fra sabato e domenica – spiega Pasquale Andreozzi, segretario provinciale Flc Cgil Mantova – abbiamo ricevuto decine e decine di telefonate di docenti e personale ATA, che ci chiedevano delucidazioni in merito alla sospensione delle lezioni dovuta all’emergenza coronavirus. Innanzitutto, abbiamo invitato ad attenersi a quanto predisposto dalle ordinanze per non rischiare di creare tensioni e confusioni”.
Andreozzi scende più nel dettaglio tecnico delle prescrizioni: “Il DPCM per il territorio mantovano – prosegue – prevede la sospensione dei servizi scolastici. Sottolineato che il contesto in cui ci troviamo è unico (per quanto ne sappiamo, nel dopoguerra non era mai stata decretata una chiusura/sospensione delle attività didattiche per ragioni sanitarie). La sospensione, in analogia con altri periodi dell’anno significa che non si svolgono le attività didattiche, mentre il personale dei servizi è regolarmente al lavoro”.
“In questo caso però – dice – siamo di fronte ad una situazione che richiede più di un chiarimento. Il DPCM accenna alla possibilità di attuare modalità di didattica a distanza e sperimentazione del cosiddetto smart work. Mentre per la didattica, occorrono specifiche deliberazioni del Collegio docenti, per le forme di lavoro agile o intelligente, occorrerebbe, quanto meno un accordo sindacale, un momento di confronto con tutto il personale scolastico, ognuno per le proprie competenze.
E qui sorgono i problemi complessi, se si crede davvero che siamo in un momento in cui l’allerta dev’essere massima. La didattica a distanza non si inventa con una circolare del dirigente, purtroppo abbiamo già qualche esempio del genere. D’altronde, nelle scuole è quasi del tutto assente una tecnologia (o anche spazi) che consenta al collegio docenti di riunirsi a distanza. Vero è che sia i collegi, sia noi come Organizzazioni Sindacali dobbiamo porci il problema di favorire tutte le attività che consentano, almeno in parte, di recuperare una continuità educativa che, con i giorni di assenza forzata, rischia di essere compromessa. D’altra parte, se si vuole cogliere l’occasione per avviare sperimentazioni di nuove e più agevoli modalità di lavoro delle scuole, io credo che come sindacato dobbiamo essere disponibili a discutere con i dirigenti”.
Fatte queste considerazioni di ordine pratico, Andreozzi effettua anche qualche considerazione di carattere politico. “Noi ci stiamo muovendo cercando di smussare le tensioni, collaborare e risolvere eventuali situazioni problematiche, tuttavia quest’emergenza – spiega – sta generando una situazione di incertezza e confusione. Serve urgentemente un confronto con tutti i dirigenti scolastici per predisporre un’interpretazione comune e omogenea delle norme emanate nel decreto sull’emergenza coronavirus. Non è positivo che ogni dirigente scolastico le interpreti con variazioni sul tema. Mi risulta che addirittura un dirigente scolastico abbia convocato per questa mattina docenti e ATA correndo un grosso rischio, a mio avviso, visto che nelle nuove indicazioni sono vietati gli assembramenti di persone. Agire in ordine sparso può portare a generare ulteriore confusione, per questo ritengo necessario e urgente, in sintonia con dirigenti scolastici e l’ufficio scolastico provinciale, definire un percorso d’azione unitario. Modi e tempi di quest’incontro, considerati anche i già citati divieti di assembramento, andrebbero definiti assieme. In questi momenti di emergenza la comunità scolastica si deve definire e deve agire”.