Flotilla, sempre più bufera sulla preside Pavesi: libertà di espressione o indottrinamento?

MANTOVA – È sempre più un caso politico l’episodio avvenuto nei giorni scorsi all’Istituto Superiore Fermi di Mantova, dove alcuni studenti hanno letto dagli altoparlanti della scuola un messaggio di sostegno alla Global Sumud Flotilla.

A sollevare la questione è stata per prima Fratelli d’Italia e oggi anche la Lega chiede chiarezza sull’accaduto e sul ruolo della dirigente scolastica Marianna Pavesi, che è anche consigliera comunale del Partito Democratico. “Se davvero fosse stata la dirigente ad autorizzare o promuovere l’iniziativa – affermano la consigliera regionale Alessandra Cappellari e il segretario dei Giovani leghisti Matteo Magnani – saremmo di fronte a un fatto di estrema gravità. La scuola non deve diventare un luogo di militanza ideologica, ma rimanere uno spazio di formazione, confronto e crescita”.
I due esponenti leghisti chiedono inoltre di «valutare l’opportunità che chi è impegnato politicamente ricopra al tempo stesso ruoli dirigenziali in un istituto scolastico pubblico». Cappellari e Magnani ricordano anche altri episodi avvenuti in passato in ambito scolastico, parlando di “assemblee studentesche con temi fortemente politici e relatori di un solo orientamento”. “La Lega – concludono – sosterrà l’iniziativa degli alleati e porterà la questione nelle sedi opportune, chiedendo un fermo intervento e la massima trasparenza. È ora di dire basta a un certo modo di fare scuola, dove si pretende di insegnare la politica invece che la conoscenza e il rispetto delle istituzioni”.

Sulla vicenda interviene anche Luca Viani, coordinatore di Progetto Nazionale “Terre di Gonzaga”, che parla di «elogio a una pseudo azione dimostrativa che di pacifico aveva ben poco». “La Flotilla – sostiene Viani – è stata scortata da navi italiane fino alle acque internazionali, dove era prevedibile venisse bloccata da Israele. Da lì, la sinistra ha colto il pretesto per un attacco politico al governo. La dirigente Pavesi avrebbe dovuto trattare la questione con maggiore cautela, spiegando agli studenti anche altri conflitti nel mondo se davvero l’intento era promuovere messaggi di pace”.
Viani fa anche un lungo excursus storica ricordando come “la prima nazione a riconoscere il nascente stato ebraico fu l’URSS nel 1948 dando vita all’aggressione sionista in Palestina (che fu avvallata dall’Unione Sovietica ancor prima che dagli USA)”. Quindi invita la scuola a “formare i tecnici e i professionisti di domani, piuttosto che indottrinare i ragazzi su temi faziosi», e rivendica che «l’attuale governo ha ridotto drasticamente l’esportazione di armi verso Israele e reso l’Italia il primo Paese per aiuti umanitari a Gaza”.

Di segno opposto la replica dei Giovani Democratici di Mantova, che difendono la preside e gli studenti del Fermi: “Chi parla di indottrinamento non conosce la differenza tra propaganda e partecipazione civile – dichiarano –. Al Fermi non si è fatta politica di partito, ma si è data voce a ragazze e ragazzi che hanno diffuso un messaggio di pace e solidarietà. La scuola pubblica deve insegnare il pensiero critico e la libertà di espressione, non il silenzio imposto”.
Secondo i Giovani Democratici “la pace non è un’ideologia ma un valore umano e costituzionale», e la vera preoccupazione dovrebbe essere «non che gli studenti parlino di pace, ma che qualcuno voglia censurare il pensiero libero dentro le aule”.