Frode fiscale per oltre 45 milioni di euro per i crediti di imposta. Nei guai anche una ditta di Bagnolo

Una ditta di Bagnolo nel mirino di carabinieri e guardia di finanza nell'ambito di una indagine per frode fiscale

C’è anche un’azienda manifatturiera di Bagnolo San Vito tra quelle finite nel mirino dei carabinieri e della guardia di finanza di Padova nell’ambito di una maxi operazione sul territorio nazionale che si è tradotta con oltre 200 decreti di perquisizione e sequestro in relazione ad un’indagine riguardante una frode fiscale perpetrata, anche tramite l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, da un “Organismo di Ricerca” che opera nella provincia di Padova, al fine di beneficiare di indebiti crediti d’imposta connessi alla realizzazione di progetti ricerca.
Oltre 200 gli indagati, interessati dalle operazioni della polizia giudiziaria eseguite a Mantova e in altre 37 province, in qualità di amministratori, rappresentanti legali e consulenti di altrettante società, protagoniste della frode o beneficiarie dei crediti d’imposta non spettanti.
L’operazione è frutto di una complessa azione investigativa che ha consentito di individuare un’associazione per delinquere, composta dagli amministratori e dal consulente di un network di società padovane, finalizzata alla illecita fruizione di agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato a fronte di investimenti in ricerca scientifica.
Tali agevolazioni fiscali consistono in un credito d’imposta (originariamente nella misura del 90%, poi ridotta al 50% a partire dal 2015) a favore delle società che avessero sostenuto costi o finanziato progetti di ricerca in Università ovvero in Enti pubblici di ricerca. Accanto ai soggetti istituzionalmente preposti a tale scopo, la norma considerava “soggetti finanziabili” anche i cd. “Organismi di Ricerca”, vale a dire soggetti che svolgono, senza scopo di lucro, attività di ricerca di base, di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale, diffondendone i risultati mediante l’insegnamento, la pubblicazione o il trasferimento di tecnologie.
I molteplici elementi probatori raccolti nel corso delle indagini e nelle fasi iniziali nel corso di una verifica fiscale effettuata da funzionari Settore Contrasto Illeciti della Divisione Contribuenti dell’Agenzia delle Entrate hanno consentito di accertare che la società capogruppo, spendendo la propria qualifica di “Organismo di Ricerca” accreditato, tradendo la ratio della normativa nonché interpretando un ruolo meramente strumentale, ha fatto ottenere ai propri committenti, attraverso la falsa fatturazione di servizi di ricerca e sviluppo, il diritto di vantare nei confronti dell’Erario crediti d’imposta non spettanti, in alcuni casi oggetto di compensazioni con altri tributi, per un importo attualmente quantificato in oltre 45 milioni di Euro.