G20, Coldiretti: “Estate 2021 la seconda più calda in Italia dal 1800”

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Con una temperatura superiore di 2,18 gradi alla media storica l’estate 2021 si classifica fino ad ora dal punto di vista climatologico come la seconda più calda in Italia da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800: a dirlo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr relativi al mese di giugno 2021 divulgata in occasione della Conferenza internazionale sul clima al G20 di Venezia che è una delle realtà più sensibili agli effetti del cambiamento climatico.

“La tendenza al surriscaldamento è comune a livello globale con il mese di giugno 2021 che – sottolinea la Coldiretti – si classifica fino ad ora dal punto di vista climatologico come il secondo più caldo in Europa (+1,5 gradi la media storica) ed al quarto posto a livello mondiale (+0,21 gradi). Non si tratta peraltro di un caso isolato poiché a livello globale – precisa la Coldiretti – i mesi di giugno più caldi si concentrano tutti negli ultimi cinque anni (2018, 2016, 2019 e 2020) a conferma del fatto che siamo di fronte ad una accelerazione. La tendenza all’innalzamento della colonnina di mercurio ormai strutturale in Italia dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003. Gli effetti– sottolinea la Coldiretti – si sono già fatti sentire con il divampare degli incendi e una drastica riduzione dei ghiacciai”.

Ma a preoccupare non è solo il clima in sè: attenzione va prestata anche all’innalzamento dei livelli del mare che secondo lo studio dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) farà crescere il livello del Mediterraneo di 20 centimetri entro il 2050 con punte di 82 centimetri nella zona della laguna di Venezia, con effetti devastanti per la città. Ma gli effetti si fanno già sentire sulle coltivazioni con l’acqua salata che sta penetra nell’entroterra e brucia le coltivazioni nei campi e costringe all’abbandono l’attività agricola alla foce del Po, per la risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni agricoli.