Giorno del Ricordo celebrato a Mantova tra musica, storia e interventi degli studenti

MANTOVA – Mantova ha celebrato il Giorno del Ricordo per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata.
In mattinata le autorità hanno deposto una corona nei giardini sul Lungolago Mincio dedicati alle vittime e ai profughi istriani, fiumani e dalmati. Si sono ritrovate le autorità cittadine, a partire dal prefetto Prefetto Gerlando Iorio, il sindaco Mattia Palazzi, il presidente del consiglio comunale Massimo Allegretti e il presidente della Provincia di Mantova Carlo Bottani e i rappresentanti delle altre istituzioni, delle forze armate e delle associazioni.
Il rettore del Duomo monsignor Gianluca Pezzoli ha letto una preghiera. Successivamente le autorità si sono trasferite all’Auditorium del Conservatorio “Lucio Campiani”, in via della Conciliazione, dove c’è stato l’intervento del prefetto Iorio, il momento musicale a cura del Conservatorio con l’esecuzione di brani con la chitarra di Tommaso Consoli e con il piano di Paolo Rinaldi.
Il programma, di fronte al pubblico costituito da diversi sindaci della provincia, dai consiglieri comunali di Mantova, da alcune classi degli studenti dell’Istituto “Fermi” e del liceo “Belfiore” di Mantova, è proseguito con le letture degli studenti che hanno evidenziato le storture delle dittature, le forti limitazioni delle libertà e i crimini commessi. Nell’ultima parte della manifestazione, il presidente del consiglio comunale Allegretti ha introdotto il discorso del presidente della Provincia Bottani. Quest’anno la prolusione è stata sul tema: “Il tragico epilogo della guerra: spostamenti di popolazione dai territori giuliani e dalmati” ed è stata tenuta dal professor Carlo Saletti, dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea. Lo storico ha ricostruito il fenomeno dell’esodo della popolazione in Istria dal 1945 al 1956. Solo a Pola, città di 30 mila abitanti, se ne andò metà della popolazione costituita da italiani. Complessivamente, da tutti i territori interessanti nella ex Jugoslavia, i profughi furono circa 300mila. La conclusione è stata del sindaco Palazzi. “Per ricordare le tragedie – ha detto  – occorre conoscere quello che è successo. In questa vicenda sono stati coinvolti tanti cittadini inermi che sono stati cacciati dalle loro case, feriti o uccisi in nome di ideologie criminali che hanno cancellato le libertà. Il totalitarismo ha annullato le vite umane, la democrazia è il luogo invece dove possono convivere le diversità e può avere spazio la tolleranza”.

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