Giubileo della Comunicazione, il Papa ai giornalisti: “Dite la verità e siate veri”

CITTÀ DEL VATICANO – Quasi diecimila tra giornalisti e altri operatori della comunicazione sono arrivati a Roma da tutto il mondo e questa mattina hanno attraversatola Porta Santa di San Pietro. A loro è infatti dedicato il Giubileo del mondo della comunicazione che si è aperto ieri sera a S. Giovanni in Laterano con la celebrazione del vicario del Papa, il cardinale Baldo Reina, che, come il Pontefice, ha invitato a disarmare l’informazione comunicando speranza. Dopo il pellegrinaggio alla Porta Santa stamani c’è l’incontro dei giornalisti in Aula Paolo VI con Papa Francesco.

“Il vostro lavoro costruisce tutto, ma siate veri”

“Ho un discorso di nove pagine. E leggere a quest’ora 9 pagine, con lo stomaco che si muove sarebbe una tortura”. Così a braccio Papa Francesco ai media da tutto il mondo presenti nell’Aula Paolo VI per il Giubileo della Comunicazione. Il Pontefice ha quindi consegnato il discorso e ha rivolto qualche parola ai giornalisti e ai comunicatori e a braccio, ha espresso un concetto essenziale: “Comunicare è uscire un po’ da se stessi per dare un po’ del mio all’altro… Incontro con l’altro. il vostro lavoro è un lavoro che costruisce, fa andare avanti tutti…”Ma affinché la comunicazione funzioni, è necessario restare ancorati alla verità. La domanda che fa il Papa ai giornalisti che dichiarano di raccontare la verità è: “Ma tu sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma tu nel tuo interiore, nella tua vita, sei vero?… Comunicare è una cosa divina. Grazie per quello che fate”.

L’appello: liberate tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati 

Papa Francesco ha ringraziato coloro che “mettono a rischio la propria vita per cercare la verità e raccontare gli orrori della guerra”, ha rivolto “un ricordo nella preghiera” ai tanti che “hanno sacrificato la vita in quest’ultimo anno, uno dei più letali (secondo il rapporto annuale della Federazione internazionale dei giornalisti sono più di 120)”, quindi ha ricordato glioltre cinquecento reporter, fotografi e video operatori tuttora in carcere nel mondo, “imprigionati soltanto per essere stati fedeli alla professione, aver voluto andare a vedere con i propri occhi e cercato di raccontare ciò che hanno visto, sono tanti!”. Ha poi rivolto un appello accorato: “In questo Anno santo, chiedo a chi ha potere di farlo chevengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati. Sia aperta anche per loro una “porta” attraverso la quale possano tornare in libertà, perché la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi”.

“Il giornalismo è una missione” 

Per il Papa, quella del giornalista è più che una professione: “È una vocazione e una missione”. E i comunicatori hanno un ruolo fondamentale per la società oggi: “Il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà”.
“La vostra è una responsabilità peculiare. Il vostro è un compito prezioso. I vostri strumenti di lavoro sono le parole e le immagini. Ma prima di esse lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato e anche di far rinascere – nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda – il senso del bene e del male e una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando, testimoniate”

“La dipendenza social media provoca ‘putrefazione cerebrale”

“La libertà è il coraggio di scegliere. Cogliamo l’occasione del Giubileo per rinnovare, per ritrovare questo coraggio. Il coraggio di liberare il cuore da ciò che lo corrompe”. Ha detto il papa. “Rimettiamo il rispetto per la parte più alta e nobile della nostra umanità al centro del cuore, evitiamo di riempirlo di ciò che marcisce e lo fa marcire – ha proseguito -. Le scelte di ognuno di noi contano ad esempio per espellere quella ‘putrefazione cerebrale’ causata dalla dipendenza dal continuoscrolling, ‘scorrimento’, sui social media, definita dal Dizionario di Oxford come parola dell’anno”.  “Dove trovare la cura per questa malattia se non nel lavorare, tutti insieme, alla formazione, soprattutto dei giovani?”, ha chiesto il Pontefice, secondo cui “abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione mediatica, per educarci ed educare al pensiero critico, alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza; e per promuovere la crescita personale e la partecipazione attiva di ognuno al futuro delle proprie comunità”.

“La libertà è in pericolo”

Mai come oggi la libertà, in quanto “coraggio di scegliere”, è stata in pericolo, considera il Papa. “La parola coraggio deriva dal latino cor, cor habeo, che vuol dire avere cuore”. Il pontefice chiede “che sia difesa e salvaguardata la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero insieme al diritto fondamentale a essere informati”.

Il dialogo tra Ressa e McCann

Il Papa ha benedetto infine tutta l’assemblea e uno ad uno ha salutato i suoi ospiti, a cominciare da quelli presenti sul palco dell’Aula, in primis il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, e poi quanti sono seduti in prima fila. Tra loro, la giornalista filippina Maria Ressa, premio Nobel per la Pace nel 2021, e lo scrittore irlandese Colum McCann, autore di 14 best seller tra cui l’acclamato Apeirogon, che racconta la storia di Bassam Aramin e Rami Elhanan, uno israeliano e uno arabo, uniti dal dolore per la morte delle figlie di 10 e 13 anni, uccise in circostanze diverse (Francesco li ha incontrati nell’aprile 2024). I due sono stati protagonisti poco prima – dopo un pellegrinaggio di tutti i partecipanti alla Porta Santa – di un appassionante momento di dialogo e confronto, moderato da Mario Calabresi, prima dell’arrivo del Papa. A seguire un’esibizione musicale del celebre violinista Uto Ughi con la sua orchestra di brani di Bach e Oblivion di Astor Piazzolla, autore argentino molto apprezzato da Jorge Mario Bergoglio.

Raccontate “storie di speranza”

Il Papa infine ha posto l’accento sul “potere trasformativo” della narrazione, del racconto e dell’ascolto delle storie. Non tutte “sono buone” ma “anche queste vanno raccontate”: “Il male va visto per essere redento; ma occorre raccontarlo bene per non logorare i fili fragili della convivenza”, afferma il pontefice. Il suo invito ai professionisti dell’informazione è a raccontare in questo Giubileo “storie di speranza” che “nutrono la vita”. E rendere lo storytelling anche un hopetelling: “Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto”. Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza