CASTELNUOVO DEL GARDA (VERONA) – 1.522.983 sono le forme di Grana Padano prodotte da Mantova nel corso del 2019: un dato che premia la provincia virgiliana, piazzandola sul primo gradino del podio della classifica lombarda, seguita a ruota da Brescia e Cremona.
Nel 2019 sono state prodotte complessivamente 5.182.585 forme con un incremento, stimato per fine anno, pari al 5,06% (149.297 forme in più). L’export, con oltre 2 milioni di forme, rappresenta il 41% del prodotto marchiato e fa registrare un +5,24% sul 2018. La Germania si conferma primo mercato estero con un totale previsto di ben 517.000 forme.
«Una crescita che assume un significato ancora più forte se pensiamo che negli ultimi dieci anni il trend positivo ha superato il 22,5%, pari ad un incremento del 2% annuo. Tutto questo acquisisce ancor più valore se teniamo conto del contesto in cui il risultato è stato raggiunto. Da una parte il periodo di crisi generalizzata, in ogni settore, e dall’altra decisioni internazionali, prime fra tutti quelle dei dazi, che per un prodotto come il nostro sono oltremodo penalizzanti. Se aggiungiamo a tutto questo anche la confusione che il consumatore si trova ad affrontare quando deve acquistare, a causa della mancanza di informazioni chiare sia nei punti vendita sia nei menù della ristorazione, è facile capire come sia complesso per noi e il nostro sistema operare scelte imprenditoriali guardando al futuro con serenità”. Così il presidente del Consorzio Tutela Grana Padano, Nicola Cesare Baldrighi commenta i dati del 2019 relativi a produzione, export e consumi di Grana Padano, illustrati oggi durante l’Assemblea Generale di fine anno tenutasi presso il Gardaland Resort di Castelnuovo del Garda (VR) con la partecipazione in videoconferenza del Ministro delle politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo Teresa Bellanova e alla presenza dell’Assessore all’Agricoltura e Sistemi Verdi di Regione Lombardia Fabio Rolfi e dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan.
«Lo abbiamo detto in Europa lunedì e voglio ribadirlo nuovamente qui oggi: non possiamo essere vittime di algoritmi nazionali. Come si può pensare che vicino al marchio DOP europeo sul Grana Padano poi si possa trovare il nutriscore che mette il semaforo arancione o rosso. È inaccettabile – ha tuonato il Ministro Bellanova. – Vogliamo tutela piena e stiamo lavorando per un’alternativa come il sistema a batteria che tiene in considerazione il fabbisogno quotidiano e non demonizza i singoli ingredienti. Se siamo il secondo paese al mondo per longevità dopo il Giappone, è anche frutto della nostra dieta. E allora su cosa mettere in etichetta credo dovremmo essere ascoltati. Per questo è necessaria anche in Italia una vera alleanza con i consumatori. Oggi, ribadendo un concetto per noi determinante, si è detto che chi compra vuole sapere cosa mette nel suo piatto e prima ancora nel suo carrello. Vuole fare scelte consapevoli. Rivendica il diritto di essere informato. E di potersi orientare nel migliore dei modi. Quindi anche sugli scaffali serve chiarezza. È importante lavorare in questa direzione. La Grande distribuzione svolge un ruolo centrale sia per i produttori che per i consumatori e noi abbiamo bisogno di far dialogare tutte le parti con trasparenza. Servono spazi dedicati ai nostri marchi geografici, serve una valorizzazione anche in termine di presentazione del prodotto”.
«Ci fa molto piacere ascoltare queste parole del Ministro Bellanova perché sono perfettamente in linea con quanto, da sempre, chiediamo alle istituzioni, sia italiane che comunitarie», commenta il direttore generale del Consorzio, Stefano Berni. La proposta avanzata dal Consorzio è chiara e puntuale: «Chiediamo un provvedimento che garantisca al consumatore di scegliere in modo consapevole cosa sta acquistando o consumando: sugli scaffali della Grande Distribuzione, i prodotti a Denominazione di Origine dovrebbero essere sempre separati in modo netto e inequivocabile dai rispettivi “similari”, così come nei “menù” dei ristoranti dovrebbe essere indicato in maniera ben evidente se vengono utilizzati prodotti a Denominazione di Origine oppure omologhi differenti. Un’azione mirata a far chiarezza e soprattutto ad informare il consumatore correttamente. Per valutarne l’importanza, basti considerare che da alcune ricerche commissionate dal Consorzio sulle tendenze dei consumi, risulta che ben 2 consumatori su 3 sono disposti a spendere qualcosa in più pur di avere informazioni certe su ciò che acquistano».