MANTOVA – “Una finestra sul mondo”, è il titolo dello spettacolo tenutosi oggi all’interno del carcere di via Poma. Uno spettacolo che fa da sintesi al laboratorio teatrale portato avanti dai detenuti, una delle molte attività in sostegno ai detenuti che la Diocesi promuove, attraverso il cappellano della Casa Circondariale padre Vasile Andrei Mesesan e il gruppo dei volontari della Cappellania. “Un progetto – ha spiegato il cappellano del carcere – con cui vogliamo mostrare questo mondo carcerario. La gente non si fa molte domande. Qui ci sono un insieme di reati, ma c’è molto di più. Ci sono delle persone che hanno sbagliato, ma che hanno delle qualità. Vogliamo far capire che bisgona dare una seconda possibilità. Forse anche una terza. Come, se non credere in loro, attraverso progetti che possano accompagnarli nel loro cammino dopo aver scontato la loro pena?”.
Presenti la direttrice della Casa Circondariale, dott.ssa Metella Romana Pasquini Peruzzi, il vescovo mons. Marco Busca oltre al Prefetto Gerlando Iorio, il Questore Giannina Roatta, l’assessore comunale Andrea Caprini.
“Il teatro – ha commentato la direttirce del carcere – è un mezzo per la libertà. Il teatro permtte di riflettere per cambiare, non solo loro, ma anche il mondo in cui vivono. Un modo per scoprire loro stessi, in un luogo come il carcere, dove ci si può perdere facilmente”.
Attualmente sono circa 150 i detenuti del carcere di Mantova, con una stra grande maggioranza presenza di uomini (solo 7 le donne) con un’età media che va dai 30 ai 40 anni. Tra questi c’è qualche fortunato che proprio sotto le festività potrà uscire dal carcere, altri invece continueranno a fruire della semi libertà o della “misura lavoro” all’esterno, che già consente di rinserirsi gradualmente nella società.
E c’è chi attraverso la fede chiede la forza per portare avanti il percorso all’interno di una cella: “Nel Vangelo – ha dichiarato il vescovo di Mantova Mons Busca – Gesù dice “Ero carcerato e siete venuti a visitarmi”. Il gesto di oggi è utile per rivolgere la giusta attenzione a questi fratelli e sorelle che sono segnati da esperienze negative per il recupero della loro umanità, moralità e della loro inclusione. Questo non è un mondo esterno al resto della convivenza civile. Alla luce di questo appuntamento è bene interrogarci su quello che possiamo fare per agevolare la loro integrazione , soprattutto trovando casa e lavoro”.
Una quindicina i ragazzi coinvolti nello spettacolo, la cui preparazione è iniziata da settembre. L’intento era quello di far capire all’esterno la vita all’interno di un carcere. E’ stato prodotto anche un video dello spettacolo che diventerà uno strumento per aprire una finestra virtuale sulla Casa Circondariale, e quindi far conoscere alla comunità civile uno spaccato di vita all’interno del mondo carcerario.