Ies-Mol, smantellamento rinviato di 18 mesi: nell’area un parco fotovotalico

MANTOVA – La fine di un’epoca industriale per la città si allontana di un altro anno e mezzo. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha concesso una proroga di 18 mesi alla raffineria Ies-Mol di strada Cipata per completare lo smantellamento definitivo degli impianti, inattivi da oltre un decennio. Il nuovo termine ultimo è fissato al 5 marzo 2027, data non ulteriormente prorogabile.

L’estensione dei tempi, formalizzata con un decreto ministeriale comunicato ieri anche a Regione, Provincia, Comune e agli enti competenti in materia ambientale e sanitaria, risponde a tre esigenze fondamentali: la mancata conclusione dell’iter autorizzativo per la rimozione delle tubature interrate e la successiva asfaltatura dell’area; il completamento delle attività di demolizione e ripristino secondo normativa; e, soprattutto, l’intenzione di presentare una variante urbanistica per realizzare un grande parco fotovoltaico sui cinquantamila metri quadrati dove sorgevano gli impianti. Proprio quest’ultimo progetto rappresenta la vera novità: l’area ex industriale, un tempo cuore della lavorazione di oli minerali, si trasformerà in un impianto fotovoltaico in grado di alimentare il polo logistico ancora operativo. Resteranno infatti attivi solo gli impianti di stoccaggio dei carburanti, già oggetto di una procedura autorizzativa autonoma sotto la competenza della Regione Lombardia.

Le tappe di una lunga dismissione

Il percorso di chiusura dello stabilimento era stato avviato ufficialmente nel settembre 2019, con un primo decreto che fissava la data di dismissione al 5 settembre 2022. Tuttavia, tra pandemia e rincari delle materie prime, i lavori partirono solo a novembre 2022, costringendo l’azienda a chiedere una prima proroga triennale fino a settembre 2025. Poi, il 24 marzo scorso, è arrivata la seconda richiesta di dilazione, accolta e giustificata anche dalla complessità tecnico-amministrativa delle operazioni in corso e dalla volontà di rilanciare l’area con un progetto di riconversione sostenibile. A oggi, la maggior parte degli impianti è stata completamente demolita. Resta da chiudere il capitolo delle infrastrutture interrate e di alcuni interventi di bonifica e riqualificazione.