Il Museo Virgilio apre le porte tra statue, effigi, monete e un viaggio immersivo interattivo

MANTOVA – Il museo Virgilio sta prendendo forma. Il conto alla rovescia è iniziato, l’apertura e l’inaugurazione sono infatti fissate per il 7 dicembre. Manca poco, anzi pochissimo.
“Lassù nei livelli dell’ Arengario, nel primo lotto recuperato del Palazzo del Podestà, stiamo allestendo il Museo Virgilio – commenta il primo cittadino Mattia Palazzi. Ci stiamo lavorando da due anni e ora ci siamo. Il 7 dicembre il Museo inaugura e sarà aperto al pubblico. Lo abbiamo realizzato con la Scuola Holden di Alessandro Baricco, pensando ad un’esperienza di visita per tutti. Il mio piccolo sogno, a cui voglio lavorare, e’ far diventare il nuovo Museo Virgilio e la nostra città, il luogo per un grande ritrovo annuale o biennale dei licei italiani”.

Il Museo Virgilio sarà diviso in settori, saranno 8 grandi stanze che rappresentano le opere del poeta le Georgiche, le Bucoliche, l’Eneide e la fortuna di Virgilio nel Medioevo, una parte sarà dedicata ai reperti storici come la statua di Virgilio che era custodita al Museo della Città di San Sebastiano (Maca), e che è stata posizionata in modo da dialogare con quella di piazza Broletto, ma ci sanno anche anche effigi e monete.
Altra caratteristica saranno i pannelli di lettura che raccontano la biografia di Virgilio e che con un Qr code portano a contenuti più approfonditi, poi ci saranno altre stanze più piccole per un’esperienza interattiva ancora più immersiva.
Il tutto si svilupperà in una parte del palazzo, sopra il voltone nel passaggio dell’Arengario e nei locali sopra la Masseria in piazza Broletto, anche essi di proprietà del Comune.
“Il visitatore verrà accompagnato dalla domanda chi, come e cosa era Virgilio? – spiega Giovanni Pasetti, uno degli storici dell’arte coinvolto nel progetto di realizzazione del Museo – una domanda che troverà risposta alla fine della visita. Questo museo permetterà diversi tipi di visita, può essere visto come il classico museo, si potrà semplicemente leggere i pannelli, come nelle mostre, oppure interagire a diversi livelli, con i tablet, con le app o con esperienze immersive, diciamo che ognuno può crearsi un suo modo per ammirare il museo, ma anche il palazzo che è ricco di affreschi”.
In attesa dell’apertura ufficiale al pubblico il Comune ha già deliberato le tariffe di ingresso con una particolare attenzione agli studenti.

I LAVORI DI RECUPERO
Ad ottobre sono terminati i lavori di recupero del primo lotto funzionale, con un investimento di circa 24 milioni di euro e contestualmente era arrivato anche l’annuncio che avrebbe ospitato il Museo Virgilio. Per un recupero complessivo richiederebbe altri 16 milioni di euro, il Palazzo, infatti, ha una superficie complessiva di circa 9.000 metri quadrati, con più di 227 vani distribuite su sette differenti livelli, sei fuori terra e uno interrato.
Ora con il recupero e la destinazione delle sale dell’Arengario a Museo si restituisce alla vita della città un pezzo importante della propria storia.

TORNA AL PODESTA’ ANCHE L’ORIGINALE STEMMA GINORI

Lo stemma Ginori del palazzo del Podestà di Mantova – foto da Wikipedia

“Con la riapertura di parte del Palazzo – conclude Pasetti – tornerà anche lo stemma Ginori originale, quello di cui fuori a fianco a Virgilio c’è una copia, fino ad ora era custodito al Museo della città San Sebastiano e ora torna dove era il suo posto”.
Lo stemma risalente al 1494 è composto da un riquadro centrale con arma Ginori (scudo di tipo toscano con fascia a tre stelle nei colori azzurro, giallo, fondo rosso porfido). Intorno sono disposte formelle rettangolari con simboli araldici di casate e città con cui il podestà ebbe contatti (Mantova e i Gonzaga, Firenze ed i Medici, Reggio e gli Estensi, lo Stato Pontificio), intervallati a festoni di fiori e frutta nelle forme della manifattura dei della Robbia.

 

PALAZZO DEL PODESTA’
Palazzo del Podestà ha una storia lunga e articolata, fu sede del governo cittadino nel tredicesimo secolo, e dopo numerose differenti funzioni e rifacimenti nel corso dei secoli, si arrivò alla decisione di recuperare l’intero Palazzo che, pur ospitando alcune realtà anche museali (Museo Tazio Nuvolari e Museo Learco Guerra), in gran parte era da tempo dismesso e abbandonato. Tale intenzione venne resa necessaria dai danni provocati dal terremoto del 2012.