Il ponte che divide

Il ponte che divide

SAN BENEDETTO Un ponte, vent’anni di chiusure al traffico totali o parziali, rifacimenti, e una comunità pesantemente danneggiata da tutto ciò. Dal 2015 i lavori per il nuovo manufatto di San Benedetto Po che avanzano con ritardi sul cronoprogramma iniziale e ora il quesito che divide sindaci e mondo imprenditoriale: sulla parte del ponte in golena come intervenire? Con un potenziamento della struttura esistente che ne migliori anche le caratteristiche sismiche o con la realizzazione di una nuova struttura completamente antisismica? I sindaci si dividono e così anche il mondo imprenditoriale.
Da una parte infatti Confindustria, come aveva già avuto modo di evidenziare la scorsa estate, spinge perché il ponte venga realizzato in toto con criteri antisismici, mentre Confartigianato preferirebbe che i lavori si completassero quanto prima, anche a scapito dell’antisismica della porzione del manufatto che si trova in golena.
“Secondo noi, come abbiamo sostenuto già più volte – spiega il direttore di Confindustria  Mauro Redolfini – la soluzione migliore sarebbe quella del ponte antisismico nella sua interezza: sia la parte in alveo che la parte in golena. In caso contrario tra qualche anno potrebbe essere necessario ripartire con altri lavori e altri soldi da spendere».
Dal canto suo Confartigianato, per bocca del presidente  Lorenzo Capelli, che come imprenditore di San Benedetto ha vissuto i lunghi disagi anche in prima persona, spinge invece per una conclusione dei lavori quanto più possibile rapida: “Ormai il ponte è parzialmente chiuso al traffico da anni – dice Capelli – e il territorio sta avendo ripercussioni pesantissime. È necessario finire il prima possibile, perché la situazione non è più sostenibile né per l’economia né per i semplici cittadini”.

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