Il vescovo Busca: Francesco mi disse “ricordati che sei stato mandato nella terra di San Luigi Gonzaga”

Un incontro personale e paterno: “Ricordati che sei stato mandato nella terra di San Luigi Gonzaga, gesuita come me”

“Poco dopo essere stato nominato vescovo di Mantova da Papa Francesco, ebbi modo di incontrarlo. In quell’occasione, facendo riferimento a un precedente incontro in cui già sapeva della mia nomina, mi disse sorridendo: “Io volevo già dirtelo, ma non volevo che poi succedessero delle cose non diplomatiche.”
Con questo aneddoto, monsignor Marco Busca apre il suo ricordo personale di Papa Francesco, scomparso questa mattina. Un incontro particolarmente significativo, perché avvenuto poco dopo la sua chiamata alla guida della Chiesa mantovana.
“Formalmente è il Nunzio che comunica la nomina a nome del Papa, ma Francesco volle spiegarmelo in modo paterno e immediato,” racconta il vescovo. “In quell’occasione mi incoraggiò, ricordandomi che ero stato mandato nella terra di San Luigi Gonzaga, gesuita come lui. Gli dissi: “Spero che un giorno verrà a trovarci. Lo ripetei anche dopo la pandemia, ma compresi che le circostanze richiedevano per lui spostamenti più mirati, legati a questioni internazionali o di grande rilievo ecclesiale.”

Un Papa popolare, libero e vicino alla gente

È palpabile l’emozione nelle parole di monsignor Busca, che cerca di tracciare il profilo del Pontefice:
“Papa Francesco è stato una figura simbolo dei nostri tempi. Non solo guida della Chiesa cattolica, ma anche punto di riferimento negli equilibri internazionali, grazie al suo carisma e al ruolo di mediatore nei conflitti, nella difesa dei diritti delle persone e dei popoli più deboli. È stato un Papa capace di intercettare la contemporaneità.” Secondo Busca, Francesco sarà ricordato in particolare per il suo tratto di popolarità, che non era soltanto frutto della sua immediatezza latino-americana, evidente fin dal primo “Buonasera” con cui si presentò al mondo, ma anche di una profonda consapevolezza della dignità del popolo. “Francesco testimoniava una libertà interiore straordinaria, capace di portare semplicità e leggerezza anche nell’esercizio del suo altissimo compito.”
“Mi colpì molto la scelta del nome: fu il primo Papa a chiamarsi Francesco, motivandolo con il desiderio di uno stile di vita sobrio, vicino ai poveri e ispirato a una Chiesa essenziale”.

Riformatore del presente e ponte verso il futuro

In questo senso, fu un riformatore, avviando numerosi processi di rinnovamento.”Una riforma che toccò anche il modo di affrontare i temi dell’attualità. “Con la prima enciclica, Laudato si’, Francesco fu considerato da alcuni più attento all’attualità che alla teologia. In realtà, propose una ‘ecologia integrale’, mettendo in relazione il clima, i poveri e le questioni ambientali, anticipando una sensibilità globale oggi fondamentale.”
Da lì seguirono altre encicliche, sempre orientate al concetto di “universalità”, tema centrale nel magistero di Francesco, così come quello della “fratellanza universale”, in piena sintonia con la spiritualità di San Francesco d’Assisi”.

La fraternità con Benedetto e l’eredità per la Chiesa 

Un altro aspetto unico del pontificato di Francesco, secondo il vescovo, è stato il rapporto di fraternità con Papa Benedetto XVI. È stato il primo Papa a convivere per anni con il suo predecessore, manifestandogli sempre benevolenza e confidenza. In un colloquio mi disse: ‘Quando dicono che io e Benedetto siamo così diversi, evidentemente non conoscono bene Benedetto'”. Secondo Busca, due grandi impulsi caratterizzano il magistero di Papa Francesco: il rileggere il messaggio cristiano alla luce della misericordia — nel solco dei suoi predecessore da Papa Giovanni XXIII in poi — e il richiamo costante alla “gioia del Vangelo”, tema ricorrente nei suoi documenti più importanti, come Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia. Anche sul piano delle relazioni internazionali, Papa Francesco seppe distinguersi: “Intrattenne rapporti diplomatici intensi e profondi, non solo formali, sia con i presidenti della Repubblica italiana che con i capi di governo. Dal punto di vista ecumenico, fu il primo Pontefice a incontrare il Patriarca di Mosca a L’Avana, auspicando un cammino comune di testimonianza evangelica tra cattolici e ortodossi. Monsignor Busca evidenzia come sarà il tempo a misurare la portata dell’eredità lasciata da Papa Francesco. “Mi ha molto colpito la sua autobiografia pubblicata a gennaio: in un passaggio dice che ‘la Chiesa ha il suo cammino e io sono stato solo un passo’. Una frase che racconta il cuore di quest’uomo, capace di relativizzare anche il proprio contributo e quello degli altri Pontefici”.

L’omaggio a don Primo Mazzolari

Infine, il vescovo ricorda l’omaggio reso da Papa Francesco a don Primo Mazzolari nel 2017 con la visita a Bozzolo: “Un gesto importante, riconoscendo in Mazzolari una figura profetica, capace di interpretare un modello di ministero non clericale ma pastorale, radicato nella storia e nella vita della gente. Non a caso Papa Francesco volle rendere omaggio anche a don Lorenzo Milani e a don Tonino Bello, tutti esempi di un clero profondamente vicino al popolo e attento alla contemporaneità”.
E conclude ricordando come il Papa vedesse nella Chiesa italiana due grandi tesori: “La capacità di stare sempre vicino alla gente e la ricchezza del volontariato, una vera singolarità nel panorama europeo, unita alla forza dell’umanesimo italiano”.

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