Inchiesta shock in un asilo nido privato di Mantova: calci e schiaffi ai bimbi: indagate sette maestre. Scuola chiusa

MANTOVA – Calci, schiaffi, tirate di capelli, spintoni, urla. Un comportamento violento e incompatibile con il ruolo educativo che dovrebbe garantire accoglienza e tutela. È quanto emerge da una complessa indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Mantova nei confronti di un asilo nido privato del capoluogo dove sette educatrici risultano ora indagate per presunti maltrattamenti sui bambini.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Mantova, ha portato a un ampio lavoro di raccolta prove: intercettazioni ambientali con telecamere e microfoni, acquisizioni informatiche, controlli sulle presenze, sulle forniture e sulle autorizzazioni di sicurezza della struttura, oltre a perquisizioni personali e domiciliari e a sommarie informazioni rese dai genitori dei piccoli alunni.
Le indagini sono partite alcuni mesi fa ma per controlli fiscali. Da lì però i finanzieri si sono accorti che qualcosa nell’asilo non andava come avrebbe dovuto e così le indagini si somo ampliate anche per accertare cosa davvero accadesse all’interno della scuola. Quel che è emerso è una brutta storia di maltrattamenti nei confronti dei bimbi le cui famiglie ieri sera sono state informate, con tutte le cautele del caso, della chiusura dell’asilo
Al termine delle indagini, il Tribunale di Mantova – accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura – ha disposto nei confronti delle sette indagate la misura interdittiva dall’esercizio della professione di educatrice per la durata di un anno. I provvedimenti sono stati notificati nella serata di ieri, al termine delle attività didattiche.
L’operazione, sottolineano le Fiamme Gialle di Mantova guidate dal colonnello Antonello Cefalo, testimonia “la costante attenzione da parte delle Istituzioni, dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza nella tutela dei minori e nella prevenzione di ogni forma di maltrattamento nei contesti educativi”.
Visto il contesto e quindi la delicatezza dell’indagine non riveliamo il nome della struttura per tutelare la privacy dei minori.