MANTOVA- Il 28 aprile di ogni anno si ricordano le vittime e i tanti infortuni sul lavoro, ma oggi, ai tempi del coronavirus, questa ricorrenza assume un altro significato.
“I dati, presentati come ogni anno da Inail – spiega Dino Perboni, segretario Cisl Asse del Po – sono in calo, a causa del lockdown, andrebbero pertanto rapportate alle ore lavorate, i dati sono ovvimente determinati dalle chiusure e dai rallentamenti delle attività produttive.
“Inoltre – prosegue Peboni – i dati vanno considerati alle luce dei decessi imputabili a Covid-19 tra il personale sanitario, sociosanitario e tra il personale dei servizi che operano nel sistema sociosanitario. Lo stesso vale che per chi ha contratto il virus al lavoro che ha diritto alle tutele Inail per infortunio”.
“La gestione dell’emergenza Covid-19 – si legge nella nota diffusa dalla Cisl Asse del Po – si è dimostrata non prima di errori e inadeguatezze, a cominciare dalle tutela del personale sanitario e sociosanitario, causando molte vittime sul posto di lavoro”.
Si pensa ai medici, agli infermieri, agli operatori socio sanitari, in prima linea contro l’emergenza, ma anche ai farmacisti, ai cassieri, agli addetti alle pulizie, alle badanti, al personale delle forze dell’ordine, che hanno affrontato gravi rischi per la mancanza di DPI adeguati, spesso senza piani di prevenzione e procedure di sicurezza idonee per lo svolgimento delle loro mansioni. Per questo – conclude la nota – la transizione alla Fase 2 – con la ripresa delle attività produttive, oltre a richiedere l’applicazione dei protocolli anti-contagio nei luoghi di lavoro, deve avvenire con il pieno rispetto di tutte le norme di prevenzione infortunistica vigenti. Non si può cercare la ripresa della competitività delle aziende a scapito della tutela della salute delle persone. La salute dei lavoratori e delle lavoratrici non è solo una questione di prevenzione infortunistica, ma un’assoluta priorità”.