domenica, 22 Dicembre 2024
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Infortuni sul lavoro in Lombardia: + 48% tra le donne

MANTOVA – Gli infortuni sul lavoro tra le donne continuano a restare su livelli elevati e le lavoratrici con disabilità subiscono una doppia discriminazione sul mercato: a denunciarlo è l’Anmil alla vigilia della Festa della donna. “L’8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna: teniamo a sottolineare in questa ricorrenza come i numeri degli infortuni sul lavoro “al femminile” continuino ad attestarsi su livelli elevati, così come i dati sull’inserimento lavorativo delle donne ci parlano di un mercato in cui sono proprio le donne con disabilità a subire una doppia discriminazione e ad essere ancor più escluse dal mercato del lavoro rispetto agli uomini con disabilità” spiega in una nota l’Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.

Sul territorio lombardo, secondo i dati diffusi dall’Anmil su statistiche Inail, nel 2021 sono stati denunciati 103.823 infortuni sul lavoro in totale, di cui 37.407 hanno riguardato lavoratrici; nel 2022 gli infortuni totali segnalati sono stati 131.692, di cui 55.577 hanno riguardato donne: l’aumento complessivo è del 26,8% mentre per le donne l’incremento è di ben il 48,6%. Crescono anche gli infortuni mortali: 164 le vittime totali in Lombardia nel 2021 (13 donne), 117 nel 2022 (16 donne). Per quanto riguarda le malattie professionali, in Lombardia nel 2021 ne sono state denunciate 2.854, di cui 768 hanno riguardato lavoratrici; nel 2022 le denunce sono state 3.231, di cui 906 hanno riguardato lavoratrici. In totale l’aumento è stato del 13,2%, mentre per le donne è stato del 18%.

Il presidente Anmil Giampaolo Maccarini sottolinea: Ogni anno si verificano tra le donne lavoratrici circa 246.000 eventi lesivi tra infortuni sul lavoro e malattie professionali, che rappresentano oltre un terzo del totale. Tra questi eventi un numero elevato ha purtroppo esito mortale o molto grave: ogni anno circa 2.000 donne diventano “disabili da lavoro”. Un numero da non sottovalutare, se si pensa che le donne generalmente non sono occupate nelle attività ad alto rischio infortunistico, nelle quali è molto più presente la componente maschile”.

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