VIADANA – Un ordigno bellico molto particolare, a rischio esplosione. E’ quanto è stato ripetuto oggi alla luce dell’incontro tenutosi in Comune a Viadana e presieduto dal prefetto Roberto Bolognesi relativamente al ritrovamento della bomba che ha fatto scattare l’ordinanza del sindaco Nicola Cavatorta con l’evacuazione immediata nel cuore della notte di 350 residenti nel quartiere San Martino.
Tra le 3 e le 4 di mattina Carabinieri, Protezione Civile e Polizia Locale hanno citofonato casa per casa mostrando l’ordinanza di Cavatorta e ordinando lo sgombero d’urgenza. Durante la giornata si è però venuto a sapere che la bomba è stata rinvenuta addirittura lo scorso giovedì 12 dicembre. Perchè mai se era così a rischio deflagrazione non si è saputo nulla per giorni mentre ieri sera è scattata l’emergenza con riunione convocata subito con Prefettura, Comune e gli altri soggetti deputati a gestire la situazione a cui è seguita l’evacuazione di un intero quartiere?
La risposta pare vada ricercata nelle operazioni di trasferimento dell’ordigno da parte del
2° Reggimento Genio Pontieri di Piacenza. Qualcosa non sarebbe andato come programmato, si parla di un problema tecnico insorto ieri mattina proprio durante il trasferimento e a quel punto la bomba sarebbe diventata a rischio esplosione. L’ordigno sarebbe infatti del tipo “a spoletta differita” con il congegno quindi che attiva l’accensione della carica esplosiva interna che agisce dopo un lungo ritardo. Ecco perchè serve un tempo di osservazione di 144 ore (i 6 giorni dell’evacuazione), per andare oltre al tempo limite entro il quale l’ordigno può esplodere. Del resto quest’ultimo è rimasto inesploso per almeno 80 anni, perchè dovrebbe deflagrare proprio ora se nulla di particolare è accaduto? La risposta sarebbe proprio in quel ‘problema tecnico’ accaduto invece durante il trasferimento.
Nel territorio mantovano del resto, attraversato da fiumi i cui ponti erano tra gli obiettivi principali dei bombardieri americani e inglesi, è capitato spesso si siano trovate bombe inesplose ma mai era accaduta una situazione di questo genere: le evacuazioni tutt’al più sono state imposte durante le fasi di trasferimento e o brillamento dell’ordigno, non diversi giorni prima. E’ vero comunque che non tutte le bombe erano dello stesso tipo: addirittura verso la fine della guerra ne vennero lanciate con una sola spoletta o a carica chimica con l’obiettivo di creare delle devastazioni sempre più importanti.
Tornando all’ordigno ritrovato nel territorio di Brescello nessuno deve trovarsi nel suo raggio per una lunghezza di 826 metri. Nel territorio del comune reggiano non ci sono state evacuazioni proprio perchè case e aziende sono a una distanza superiore, al contrario di quanto accade a Viadana dove un intero quartiere è a rischio.
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