La Cina chiude di nuovo i cinema. E mancano all’appello 21 milioni di utenze telefoniche …. troppe cose non tornano

Oms:

Appena una settimana dopo aver riaperto i cinema in tutto il Paese, la Cina ha deciso di chiudere nuovamente le sale nel quadro delle misure per prevenire una seconda esplosione del coronavirus. Lo riferisce il ‘South China Morning Post‘, secondo cui la decisione è dell’Agenzia governativa del cinema.

Le sale erano state autorizzare a riaprire in gran parte della Cina il 20 marzo scorso, ma nelle città più grandi l’attività era rimasta sospesa e avrebbe dovuto riprendere ieri. Ma così non è stato, per la delusione del pubblico che aspettava di poter tornare al cinema.

Il ripristino della chiusura, secondo il giornale, potrebbe essere dovuto al fatto che uno dei 55 nuovi casi di Covid-19 registrati in Cina ha riguardato lo spettatore di un cinema della provincia di Zhejiang, confinante con Shanghai.

Altre fonti indicano che la scelta sia fortemente legata alla crescente preoccupazione dell’emergenza in Europa e Nord America che potrebbe far ripiombare la Cina nella drammatica crisi vissuta fino a poche settimane fa.

E c’è anche chi vede in questo dietrofront qualcosa che non torna, soprattutto in un Paese accusato da subito di aver mentito sull’entità del contagio. Se il governo cinese avesse ammesso subito cosa stava succedendo oggi racconteremmo una storia diversa da quella della pandemia globale peggiore dell’ultimo secolo, dicono molti scienziati e ricercatori.

“Oggi siamo nel mezzo di un lockdown da pandemia perché il regime comunista cinese si preoccupava più di sopprimere le informazioni che di sopprimere il virus. I medici di Wuhan sapevano a dicembre che il coronavirus era in grado di trasmettere da uomo a uomo perché gli operatori sanitari si stavano ammalando», racconta Marc A. Thiessen del Washington Post. Ma fino al 15 gennaio, il capo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie dichiarava alla televisione di stato che “il rischio di trasmissione da uomo a uomo è basso”. Il governo cinese decretò la quarantena a Wuhan solo il 23 gennaio. «Se il regime avesse preso provvedimenti non appena fosse stata rilevata la trasmissione da uomo a uomo – accusa Thiessen – avrebbe potuto contenere il virus e prevenire una pandemia globale. Invece, i funzionari hanno soppresso le informazioni che avrebbero potuto salvare delle vite. Questo è ciò che fanno i regimi totalitari. Prima mentono a se stessi e poi mentono al mondo. I leader che abusano della loro gente sono meno preoccupati di salvare vite che di assicurarsi che il mondo non scopra l’inefficienza del loro sistema”.

Negli ultimi giorni tra l’altro aumentano sempre più i dubbi anche sulla veridicità del dato sui decessi da Covid-19 fornito dalle autorità cinesi perché, nonostante le misure severissime adottate, questo sembra troppo lontano rispetto a quello che sta accadendo nel resto del mondo.

E a parlare ci sono pure le cifre: il numero di utenti telefonici cinesi è diminuito di 21 milioni negli ultimi tre mesi, come hanno annunciato le autorità di Pechino il 19 marzo.
Il numero di utenti di telefoni cellulari è diminuito da circa 1,60 miliardi a 1,58 miliardi, con un calo di circa 21 milioni. Il numero di utenti di telefoni fissi è diminuito da 190,83 milioni a 189,99 milioni, con un calo di 840.000.

Ancora una volta dunque sembra che la Cina dalla quale sarebbe importantissimo che arrivassero dati corretti sul coronavirus per consentire agli altri Paesi di comprendere meglio ciò che li aspetta, faccia invece tutt’altro…. Ma questo è uno dei tanti, bruttissimi volti di una dittatura. Che sia almeno da lezione (anche se è poco consolatorio) a tutto quel mondo occidentale che in questi anni ha mitizzato quel l’immenso Paese, facendo finta di non vedere le tante altre pagine ignobili di quella che comunque rimane una delle più tremende dittature a livello mondiale.

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