Cronaca 24 marzo 2020, 04:11

Lavoratori in sciopero contro il decreto. "troppe le attività non essenziali lasciate aperte"

Lavoratori in sciopero contro il decreto. "troppe le attività non essenziali lasciate aperte"

MANTOVA Sciopero di metalmeccanici, tessili, chimici e lavoratori della plastica domani a Mantova e in Lombardia per protestare con l'ultimo decreto ministeriale per il contenimento da contagio da coronavirus che avrebbe inserito troppe attività ritenute non essenziali tra quelle che possono rimanere aperte.

METALMECCANICI 

I metalmeccanici della Lombardia annunciano uno sciopero per domani mercoledì 25 marzo per chiedere il blocco delle attività non necessarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Fim, Fiom e Uilm della Lombardia ricorda che il decreto del Governo “ha definito i settori indispensabili che possono continuare le attività nei prossimi giorni. Riteniamo che l’elenco sia stato allargato eccessivamente, ricomprendendovi settori di dubbia importanza ed essenzialità”. Secondo i sindacati il decreto “assegna alle imprese una inaccettabile discrezionalità per continuare le loro attività con una semplice dichiarazione alle prefetture. Tutte scelte che piegano, ancora una volta, la vita è la salute delle persone alle logiche del profitto. Noi non ci stiamo. L’elenco delle aziende essenziali deve ricomprendere solo quelle attività strettamente necessarie e indispensabili per il funzionamento del Paese e non deve lasciare margini di interpretazione e discrezionalità”.

TESSILI E CHIMICI 

I sindacati regionali lombardi Filtem Cgil, Femca Cisl, Uiltec, hanno proclamato per mercoledì 25 marzo uno sciopero regionale di 8 ore dei lavoratori delle aziende del settore chimico, tessile, gomma-plastica che non hanno produzioni essenziali e di pubblica utilità.

Il decreto del Governo firmato ieri inserisce “molte attività non essenziali né indispensabili tra quelle che possono continuare a lavorare” si legge nella notta unitaria in cui i confederali indicono la mobilitazione, spiegando che “registriamo che il Governo ha ceduto alle indebite pressioni di Confindustria: il profitto e l’economia hanno avuto il sopravvento su salute e sicurezza”.

“L’aver inserito nelle attività d’impresa da considerare essenziali (gli ormai famosi codici ATECO) una serie di attività di vario genere che di essenziale non hanno nulla, depotenzia il decreto e crea l’effetto di ridurre ai minimi termini il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che potranno rimanere a casa” ribadiscono i Cigl Cisl e Uil, proclamando lo stop del lavoro “in tutte le aziende che non hanno produzioni davvero essenziali e di pubblica utilità per le necessità del Paese e in tutti quei luoghi di lavoro dove non ricorrano le condizioni di sicurezza”.

“Chiediamo alle associazioni datoriali e alle aziende di avere senso di responsabilità e di non determinare ulteriori tensioni ed esasperazioni tra i lavoratori” prosegue la nota, che si conclude “auspichiamo pertanto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per consentire la fermata dei lavoratori”.

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