“Le Rsa devono darsi una nuova organizzazione per gestire le demenze”

MANTOVA – “Nel 1990 avevamo deciso di fare i Nuclei Alzheimer nelle Rsa perchè allora gli anziani con quella patologia erano una quota limitata, le persone con demenze rappresentavano il 20% circa degli ospiti nella Case di riposo, adesso la situazione è completamente cambata, sono almeno il 70%.
E’ cambiata dunque completamente l’epidemiologia ma non l’organizzazione all’interno delle Rsa. Bisogna invece modificare completamente approccio e pensare cosa fare per quel 70% che soffre di demenza: il problema è pesantissimo ma bisogna assolutamente pensare a una nuova organizzazione”. A dirlo è Marco Trabucchi, direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia e già presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria che, su questo fronte, tuona contro i vari attori istituzionali che interagiscono con le Rsa rei di “ignorare la situazione non pensando al cambiamento che questa dovrebbe imporre anche nella formazione delle figure professionali che operano a contatto con gli anziani”.

E’ uno dei tanti concetti emersi stamani in occasione del convegno “La psicogeriatria. Connessioni tra corpo e mente” organizzato dalla Fondazione “Mazzali” con l’Associazione Italiana Psicogeriatria (AIP) che ha visto il gotha dei professionisti del settore ritrovarsi a Mantova nell’ex sede del Seminario per discutere sulle relazioni e le interdipendenze tra salute del corpo e salute della mente nel paziente psicogeriatrico, nonchè descrivere i fattori che definiscono la fragilità fisica, mentale e la vulnerabilità sociale, proponendo gli strumenti per correggerla o rallentarne lo sviluppo.
E’ sempre Trabucchi, nell’analizzare il contesto in cui vivono oggi molti anziani soli, a ribadire la necessità di creare o ricreare dei luoghi in cui questi possano tornare ad incontrarsi. “Le città devono farsi carico del problema, bisognerebbe creare dei luoghi di ritrovo gratuiti, dove riunire tutte le associazioni di volontariato che oggi sono sparse un po’ ovunque e qui l’anziano potrebbe andare e tornare a socializzare. Una sorte di osteria moderna”.

Gli auspici di Trabucchi trovano diretto riscontro nelle riflessioni dello psichiatra Diego De Leo, presidente AIP che evidenzia come la “solitudine abbia ricadute fisiche importanti aumentando il rischio di pre-mortalità del 25%”.
Durante il convegno ci si è soffermati più volte sull’importanza sempre crescente del medico geriatra il cui numero oggi non è sufficiente a coprire il fabbisogno, soprattutto nelle Rsa. “Dovrebbe essere la figura di riferimento per gestire persone con problematiche psicogeriatriche nelle Rsa e questa è una criticità che le scuole di specialità in geriatria stanno cercando di affrontare anche per favorire ulteriormente la formazione geriatrica sia degli altri medici che degli operatori sanitari che lavorano nelle Strutture” dichiara Alessandro Morandi, Medico Geriatra ASC Cremona Solidale, Cremona, Università degli Studi di Brescia