Le scosse di Salizzole non c’entrano con la Croazia. Nel 1117 invece da Verona partì il sisma che sconvolse la pianura

Una raffigurazione del tremendo terremoto del 1117

MANTOVA – Oggi il terribile terremoto in Croazia e le scosse di terremoto vicine al mantovano con epicentro il comune veronese di Salizzole. C’è qualche nesso tra i due sismi? Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non ce ne sarebbero, piuttosto quelli del veronese sarebbero collegati  con quello di Milano del 17 dicembre, di magnitudo 3.8, e con quello di Scoglitti (Ragusa) del 22 dicembre, di magnitudo 4.4.
“Quella interessata è un’area sismogenetica del tutto distante e distinta da quella croata, sia pure inserita nel più generale contesto tettonico di frizione tra la placca africana e quella euroasiatica, di cui i fondali del mare Adriatico sono estrema propaggine che si scontra con l’arco subalpino e alpino nord orientale. Le scosse veronesi hanno sviluppato una magnitudo lineare estremamente meno intensa rispetto al sisma registrato a sud di Zagabria in Croazia, il quale, raggiungendo una magnitudo lineare stimata al 6.4, è paragonabile al sisma che colpì nel 1976 il Friuli Venezia Giulia, e superiore di un decimo di grado alla scossa principale che colpì l’Aquila nel 2009″.

Uno scenario fortunatamente completamente diverso da quello che accadde quasi novecento e quattro anni fa, nel 1117, quando si è verificato il più forte terremoto dell’area padana di cui si abbia notizia. Nonostante siano trascorsi ben nove secoli e il terremoto si sia verificato in un’area caratterizzata all’epoca da sporadici nuclei abitati situati tra zone paludose e foreste, disponiamo di un gran numero di informazioni su questo evento. Scrive l’INGV “Grazie anche alla fitta rete di monasteri benedettini presenti nel XII secolo, esiste infatti un’ampia tipologia di fonti coeve, quali annali monastici, documenti di varia tipologia ed epigrafi, che ci forniscono differenziate e puntuali informazioni su questo terremoto.
“Si trattò di un evento assai importante per la società del tempo, contraddistinta da un contesto di generale sviluppo economico, infatti le città in quegli anni attraversavano una fase di ripresa economica e demografica e venivano edificati edifici pubblici e chiese. Il terremoto del 1117 si impresse a lungo nella memoria delle popolazioni colpite divenendo un elemento di riferimento cronologico per datare altri avvenimenti, come testimoniato da numerosi documenti successivi”.
Si hanno notizie di gravi danni dalla odierna Slovenia fino al Piemonte e da Reims in Francia, attraversando la Germania e l’Austria, fino a Montecassino. L’epicentro viene indicato dai maggiori studiosi di sismologia nelle vicinanze di Verona con una violenza pari al IX°/X° grado della Scala Mercalli. “Si intorpidirono le fontane, molti alberi vennero sradicati e la terra si aprì in molti luoghi; le acque del Po furono viste sollevarsi in alto a forma di volta e quindi ripiombare in basso. Furono distrutti anche gli argini dell’Adige e del Po, per cui dopo il terremoto si verificarono tremende alluvioni; nella laguna di Venezia si verificò una eruzione di acqua sulfurea. Si calcola che almeno 30.000 furono le vittime di questo terremoto; si pensi che la città di Malamocco nella Laguna Veneta venne completamente distrutta e mai più ricostruita”
“Il terremoto ebbe una grande fama in tutta l’Europa medievale ed è ricordato in quasi tutti gli annali monastici europei del tempo anche perchè molto probabilmente si è trattato di un evento multiplo (Guidoboni e Comastri, 2005; Guidoboni et al., 2007). L’ampia e accurata ricerca cronachistica e archivistica svolta ha solo parzialmente fatto luce sulla grande complessità di questo evento; da alcuni ricercatori sono state individuate tre diverse scosse: la prima avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 gennaio, la secondala più forte, avvenuta nel primo pomeriggio (alle ore 15:15 GMT) del 3 gennaio in concomitanza con una terza scossa di minore entità (Guidoboni et al., 2005). La prima scossa si sarebbe verificata nella Germania meridionale causando danneggiamenti in particolare nell’area di Augusta e Costanza. La seconda scossa ha duramente colpito la Pianura Padana, ed è stata caratterizzata da un’area di danneggiamento molto ampia, comprendente il Veneto, la Lombardia e l’Emilia. Il terzo evento avrebbe interessato l’Alta Toscana, causando il crollo di torri, edifici e campanili nel territorio di Pisa e Lucca (Guidoboni et al., 2005; Rovida et al., 2016)”

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