MANTOVA – Il Vescovo di Mantova, Marco Busca ha incontrato le associazioni culturali della città. L’iniziativa, nell’ambito della Visita Pastorale alla città di Mantova, si è svolta presso la sala conferenze dell’Archivio di Stato (sacrestia della Santissima Trinità, con ingresso da via Dottrina Cristiana n. 4). Tema dell’incontro “La cultura anima della città”. Un momento di saluto, di scambio sui temi e sui progetti culturali, dentro il percorso sinodale della chiesa universale e della chiesa di Mantova.
Ad “interrogare” i referenti e rappresentati del mondo culturale è stato il giornalista Stefano Scansani che ha dato loro 5 minuti a testa per rispondere alle domande. Tra i concetti emersi quello dello spopolamento della città, della necessità di coinvolgere i giovani e le diverse culture e della necessità di avere una città accogliente.
Spopolamento della città
A rompere il ghiaccio è stato il soprintendente Gabriele Barucca che ha posto subito l’accento sullo spopolamento di Mantova.
Sull’argomento è intervenuto anche il Sindaco di Mantova, Mattia Palazzi che ha spiegato come lo spopolamento del capoluogo risalga al periodo che va dagli anni ’80 al 2000, quando nei paesi limitrofi, soprattutto quelli della Grande Mantova, c’era molta disponibilità di terreni, di appartamenti che ha portato a trasferirsi in periferia.
Anche il Vescovo di Mantova ha ripreso il concetto di città e di spopolamento con una frase di Giorgio La Pira ” Le città non possono morire, deve esserci un posto per tutti. Esse non sono cose nostre di cui si possa disporre a nostro piacimento: sono cose altrui, delle generazioni venture, delle quali nessuno può violare il diritto e l’attesa”.
Coinvolgimento dei giovani e delle altre culture
Il soprintendente Barucca ha sottolineato il fatto preoccupante che la cultura arrivi solo dai 50 anni in su, che i giovani non si sentono coinvolti, invece è assolutamente necessario trovare un modo per coinvolgere i ragazzi, anche quelli di altre culture che sono i mantovani e gli italiani di domani. “La cultura non può essere elitaria di una classe – ha concluso Barucca – ma deve essere di tutti, deve essere condivisa”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore del Museo di Palazzo Ducale, Stefano Loccaso che ha sottolineato l’importante di coinvolgere gli adolescenti, i giovani di tutte le culture.
Per Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te il coinvolgimento di altre culture passa anche dal luogo di lavoro, l’esempio è quello del progetto con l’ospedale Carlo Poma che mescola le due realtà per fare arrivare l’arte a chi magari non sarebbe arrivata.
Il primo cittadino Palazzi ha sottolineato come sia fondamentale avere una città accogliente, che sappia aprirsi e che sia capace di recuperare la vita comunitaria con spazi condivisi.
I temi da recuperare
Secondo Mons. Busca la città può diventare motivo di crescita per i mantovani, secondo il concetto che la cultura non deve essere solo per i turisti, ma anche per chi la abita. Da qui tre temi che possono essere recuperati: il monachesimo benedettino con il patrimonio della biblioteca Teresiana, i profili di Osanna Andreasi e Giovanni Bono e la reliquia del preziosissimo sangue, che deve essere valorizzata anche in vista del giubileo del 2025.
Durante l’incontro si sono susseguiti gli interventi dei vari referenti delle associazioni culturali, tra loro quelli dell’Accademia Nazionale Virgiliana, della Fondazione Artioli, de Gli Amici di Palazzo Te, della Fondazione d’Arco, del Politecnico di Milano.