MANTOVA – Si è spento ieri, all’età di 78 anni Gilberto Venturini, storico ristoratore e punto di riferimento della cucina mantovana oltre che il primo sostenitore di Slow Food in terra virgiliana.
Venturini fu assessore della giunta Usvardi a metà degli anni ’70, presidente Arci provinciale prima e regionale poi, nel 1989 aprì “l’Ochina Bianca” in via Finzi che gestì per 13 anni facendone un ristorante a sua immagine e somiglianza.
La sua figura è la prima a legarsi nel Mantovano alla lotta per i cibi genuini, la buona cucina e la sostenibilità ambientale e fu il primo a sostenere la causa del movimento Slow Food fondato da Carlo Petrini diventando presidente del Comitato di Mantova allo scopo di dimostrare che tutti, non solo gourmet e palati fini, sono capaci di stabilire cosa è buono e cosa non lo è. E di scegliere di conseguenza.
Un vero punto di riferimento per la gastronomia mantovana che con l’Opera Ghiotta a San Giorgio creò un centro di attività originali e particolari, un vero e proprio “teatro del gusto”.
La collana “Scuola di cucina” per l’editore Giunti e Slow Food, ma anche il ruolo di Ambasciatore East Lombardy per Mantova, i numerosi inviti a programmi televisivi. In più occasioni aveva portato gli stessi temi che sosteneva al Festivaletteratura, il suo sogno era avere Mantova “capitale europea della gastronomia” con un progetto, nato nel 2017 legato
al recupero delle acque “che hanno fondato la nostra migliore cucina – diceva -ma sono sempre più minacciate dall’inquinamento e dai consumi dell’agricoltura industriale” .
Un male incurabile se l’è portato via in poco tempo. E con lui se n’è andata una figura importante per storia della nostra città.
Tanti i messaggi sui social alla diffusione della notizia della sua scomparsa, da quello dell’ Arci Virglio: “Ciao Gilberto, tutto quello che abbiamo imparato da te ce lo teniamo stretto mentre si procede. Un abbraccio di cuore a Marcella e a tutta la famiglia”.
A quello di Slow Food Lombardia “È mancato oggi …condoglianze alla famiglia….la terra ti sia lieve, Gilberto”, qualcuno lo saluta con un “Buon viaggio slow Gilberto”.