VIADANA – Il lodo Italgas di Viadana torna a fare discutere. Nella seduta consiliare di sabato scorso al punto del’ordine del giorno sull’approvazione del bilancio preventivo 2020-2022 si è innescato una discussione lunga e articolata proprio al momento di analizzare la presa d’atto del contenzioso tra Comune e Italgas Reti Spa. La minoranza ha accusato la giunta di irresponsabilità verso i cittadini visto che proprio per chiudere il contenzioso, il Comune sarà costretto ad accendere un debtio di 5 milioni di euro. Ma il sindaco ha Nicola Cavatorta ribattute difendendo le scelte dell’amministrazione: “Nulla di catastrofico accadrà ai cittadini. L’ambito nella quale è stata effettuata questa operazione, è quello relativo ai dettami di legge che regolamentano queste situazioni. Il fatto di saldare il debito con Italgas non porterà alcun impoverimento per la città di Viadana“.
Co l’approvazione di debiti fuori bilancio, infatti, il Comune potrà stipulare un mutuo con Cassa Depositi e prestiti di tre milioni di euro. Risorse che serviranno a pagare parte del debito milionario dell’ente con Italgas per il riscatto della rete, passaggio che si è verificato nel 2009.
“Inutile precisare che la variazione di bilancio così come la richiesta del mutuo è stato un lavoro che ha impegnato incessantemente in queste settimane gli uffici che ringrazio, così come per i pagamenti in ordine cronologico che non sono mai cessati e anzi ora possono andare avanti in modo più spedito, prevedendo come prossimi passaggi, un auspicabile sblocco del pignoramento – ha proseguito il primo cittadino -. I soldi e le coperture ci sono, il mutuo è stata una necessità fortemente criticata da una minoranza che ha fatto largo uso, quando governava Viadana, di questo strumento, oltretutto in periodi storici in cui vi erano meno vincoli e maggiori risorse. Noto che da un lato si è criticata l’estinzione dei mutui e debiti pregressi, quando questo era fatto negli anni passati, e dall’altro si invoca il timore per l’accensione del primo mutuo da almeno sei o sette anni. Di certo non è stato un vezzo, ma una necessità dettata da una sentenza e soprattutto dalla volontà di risolvere una problematica sorta prima del commissariamento del comune. Se le elezioni le avessero vinte le minoranze avrebbero fatto uguale se dotate di buonsenso, nonostante abbiano votato in modo contrario mettendo addirittura in discussione il parere favorevole dei revisori dei conti. Sulla legittimità o meno dell’operazione invito pure i consiglieri che non ne sono conviti ad inviare alla corte dei conti la documentazione, ricordando loro però che questa prassi viene fatta d’ufficio per ogni debito fuori bilancio».