Morì schiacciato dalla panchina. Il perito: “Calcoli corretti, non era una giostra”

CASTEL D’ARIO – Quella panchina era pensata per la seduta statica e contemporanea al massimo di cinque persone e non per un uso dinamico, come una sorta di giostra. I calcoli, dunque, erano corretti. Questo in sintesi, quanto sostenuto, di fronte al giudice Raffaella Bizzarro, dal consulente tecnico di una delle difese nel processo per la morte di Matteo Pedrazzoli, 14enne travolto e ucciso il 10 agosto del 2018 per il cedimento di una panchina girevole nel parco di piazza Castello a Castel d’Ario. Secondo il perito, il professor Franco Braga, specialista in ingegneria antisismica alle università Sapienza di Roma e di Potenza, il crollo del manufatto di 1240 kg avrebbe potuto avvenire solo nel caso in cui quattro soggetti, due per lato della struttura, avessero saltato contemporaneamente e con una certa frequenza. Provocando, a quel punto, il collasso del tubo d’acciaio di sostegno. Nemmeno il vento avrebbe potuto provocarne la rottura. Dunque, secondo il perito di parte, tutto era conforme alle normative. Di diverso parere, invece, la perizia che era stata disposta precedentemente dal pm Silvia Bertuzzi. Secondo quest’altra analisi, il tubo di sostegno sarebbe stato troppo esile per sostenere il manufatto, facilitando dunque il cedimento per il quale era rimasto ucciso Matteo.

Sono cinque gli imputati per omicidio colposo: il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Marzio Furini, Luca Bronzini di Rovereto, titolare del laboratorio che aveva riqualificato l’area verde, la progettista Elena Bellini e i carpentieri installatori dell’opera Loris e Cristian Manfredi. A processo anche il Comune di Castel d’Ario in qualità di responsabile civile. Il processo è stato rinviato al prossimo 3 aprile.

AGGIUNGI UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here