Morti sospette, chiesti 24 anni per Carlo Mosca. Il primario aveva lavorato tre anni anche al Poma

Carlo Mosca torna in servizio ma la Procura ricorre in appello

BRESCIA – Il pubblico ministero di Brescia Federica Ceschi ha chiesto la condanna a 24 anni nei confronti di Carlo Mosca, primario (sospeso) del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari  a processo con l’accusa di omicidio volontario per la morte di due pazienti nella prima ondata Covid, ai quali secondo l’accusa avrebbe somministrato Propofol e Succinilcolina, “farmaci incompatibili con la vita” e che andrebbero utilizzati prima dell’intubazione di un paziente” che invece non è avvenuta. L’obiettivo sarebbe stato, secondo l’accusa, liberare posti letto nel nosocomio bresciano, oberato dai ricoveri.
Al medico, che ha esercitato per tre anni anche all’ospedale Carlo Poma di Mantova, vengono attribuiti i decessi di Natale Bassi, 61enne di Ghedi, e di Angelo Paletti, 79enne di Calvisano, mentre per Ernesto Nicolosi, 87enne di Carpenedolo, il pm ha chiesto l’assoluzione poichè “non ci sono sufficienti elementi per una richiesta di condanna”.
Mosca è agli arresti domiciliare dal 25 gennaio 2021.
“È vero che nessuno ha visto Mosca somministrare i farmaci ma l’intercettazione ambientale del 2 luglio 2020 quando a chi gli chiede “ma hai usato quei farmaci?” il medicorisponde: “Eh sì è stata ritenuta un’ammissione. Ed è alla base, insieme alla presenza del Propofol nel corpo di uno dei cadaveri riesumati, della richiesta d’arresto” ha detto in aula il pm.
A denunciare il caso era stato un infermiere. “È ingiusto esporre chi ha denunciato e che ha avuto il coraggio di rivelare quello che aveva saputo. Ora si vuole far credere che abbia parlato per un complotto nei confronti del suo primario. Durante il processo abbiamo assistito alla difficoltà di alcuni testi a riferire in aula di fatti che davanti al pm in fase di indagine erano stati raccontati in modo diverso e chiaro.E quei verbali sono stati firmati dagli stessi” ha aggiunto il pm.
Nel corso del processo Mosca, spiegando la presenza nel corpo di una vittima del farmaco Propofol, disse: “Io non l’ho messo. Qualcuno ha voluto farmi del male e può averlo iniettato a paziente già morto”.
Per il pm Federica Ceschi: “Si tratta di una spiegazione fantasiosa. È un’assurdità. E chi lo avrebbe fatto?E perché uno avrebbe dovuto uccidere un povero paziente? L’unico che ha avuto lo spazio e il tempo per iniettare il Propofol è stato Mosca. Si vuole pensare che chi ha presentato l’esposto sia l’autore di questa macchinazione? In quel periodo, marzo 2020, il peggiore della pandemia, non è immaginabile che qualcuno potesse pensare a un piano per incastrare il primario”.
La difesa del medico ha invece chiesto l’assoluzione. “Siamo davanti ad una serie diprove costruite. A partire dalla chat tra gli infermieri che si scambiano una foto con fiale di farmaci gettate in un cestino ha detto l’avvocato Elena Frigo.